Veliero a Palermo: ecco perché è affondato
Dalle prime luci dell’alba di oggi, sono ripartite le ricerche dei sei dispersi mancanti ancora all’appello dopo il naufragio del Bayesian, sebbene il corpo di un’altra vittima, il cuoco di bordo, sia stato rinvenuto. Quanto accaduto ha pietrificato la stampa mondiale ma queste sono ore concitate su tutti i fronti.
Se da un lato, i sommozzatori dei vigili del fuoco e gli uomini della capitaneria di porto stanno provando a recuperare i corpi di chi non ce l’ha fatta e che potrebbero essere rimasti intrappolati nelle cabine in cui dormivano al momento del naufragio, c’è un altro fronte non da poco, che viene scandagliato in lungo e in largo.
Gli inquirenti, difatti, stanno indagando sulle cause nel naufragio dello yacth di lusso, lungo 56 mesi, affondato lunedì mattina a Ponticello, in provincia di Palermo. Sono troppi gli elementi ched occorrerà perlustrare in lungo e in largo perché sebbene la tromba d’aria abbia dato lo start alla tragedia, questa non è la soluzione dell’intricato rebus che ruota attorno all’inabissamento del prestigioso veliero.
Tanti e molto più intricati sono i punti attenzionati da chi indaga, poiché la vicenda sta richidendo l’intervento di esperti in questa tipologia di eventi, ossia gli ingegneri navali che conoscono molte più cose sia sul veliero che sulle ipotetiche sue qualità.
Una domanda tra tuttte attanaglia gli utenti; perché il veliero è affondato?
In un articolo davvero molto interessante di tgcom24, che abbiamo scelto come nostra fonte di riferimeto per la stesura del pezzo, sono state evidenziate le cause che potrebbero aver portato al naufragio del Bayesian, affondato lunedì mattina a Ponticello, in provincia di Palermo.
Gli ingegneri navali, interpellati subito dopo l’inabissamento del veliero, ritengono che la barca a vela avesse tutte le caratteristiche per poter resistere a fenomeni meteo avversi come fortissimi venti, fulmini e muri d’acqua e questo è dimostrato dal fatto che scafo e l’albero maestro di 75 metri del Bayesian, adagiato a 50 metri di profondità, sono intatti.
Tra le ipotesi passate al vaglio degli inquirenti troviamo anche quella dell errore umano, un muro d’acqua che ha sollevato l’imbarcazione da poppa, spingedola sott’acqua o l’ancoraggio in rada con l’allarme meteo. Queste sono sono alcune delle ipotesi avanzate, dal momento che sono in tantissimi gli esperti, a livello mondiale, che si stanno occupando con attenzione della tragedia, allo scopo di ricostruire qual è stata la causa reale del naufragio.
Non solo gli esperti ma anche la stampa si pongono legittimi dubbi. In particolare, tra le pagine del Financial Times ci si interroga sulla posizione della “deriva mobile”, che, tradotta in soldoni , quella specie di pinna situata sotto lo scafo che aumenta o diminuisce la stabilità del veliero.
Anche il nostro Messaggero si pone legittimi interrogati. In particolare, si chiede perché il capitano dello yacht a vela c non si sia allontanato dalla zona di pericolo, se sapeva che erano previsti venti forti. Proprio pe questo, tra le tante ipotesi, è spuntata quella errore umano. Certo, è anche vero che la tromba d’aria può non aver dato il tempo di abbassare la deriva mobile. Tutte queste, lo ribadiamo, al momento sono solo supposizioni in attesa che gli inquirenti contestualizzino e risolvano l’enigma che, per ora, ruota attorno all’inabissamento del veliero, avvenuto lunedì. Seguiranno naturalmente altri aggiornamenti che saremo pronti a fornirvi.