Un altro caso Imane alle Olimpiadi: la pugile sconfitta, poi il segno della X sul ring. Cosa significa
“È come Imane”. Scoppia un nuovo caso alle Olimpiadi, dopo quello che ha visto coinvolta la pugile algerina Imane Khelif. A distanza di alcuni giorni, si è ripetuta una scena simile a quella avvenuta dopo l’incontro tra questa ultima e Angela Carini, l’atleta italiana che si è ritirata dopo pochi secondi dell’inizio del match e che poi è scoppiata a piangere sul ring, ripetendo: “Non è giusto, non è giusto!”.
Anche le immagini di questo nuovo caso sono diventate virali sui social e hanno riacceso la polemica. A far discutere è stato in particolare un gesto, sul cui significato ci sono interpretazioni e letture diverse.
Un altro caso Imane alle Olimpiadi: la pugile sconfitta, poi il segno della X sul ring. Cosa significa
Un’altra pugile intersex alle Olimpiadi di Parigi. Stavolta si parla di una sportiva di Taiwan il cui nome è Lin Yu Ting. Lei gareggia nella categoria 57 kg mentre Imane Khleif in quella 69 kg. Ma sempre di boxe femminile stiamo parlando. La storia di Lin e Khelif è praticamente identica.
Sia Imane che Lin presenterebbero livelli di testosterone sopra la media, ma comunque in regola secondo i parametri del Comitato olimpico Internazionale. Identico è pure il loro percorso ai Giochi di Parigi. Tutte e due sono già certe di essere arrivate a medaglia.
Il 4 agosto si sono disputati infatti i quarti di finale di pugilato femminile categoria 57 kg: Lin Yu Ting contro la bulgara Svetlana Kamenova Staneva. Ad avere la meglio è stata l’atleta di Taiwan. Ma dopo l’incontro è scoppiato il caos. Inizialmente la bulgara ha voltato le spalle alla taiwanese, ricevendo parecchi fischi.
Poi, prima di scendere dal ring, Kamenova si è girata verso il pubblico e, incrociando le dita, ha fatto il gesto della X. Sull’interpretazione di questo gesto ci sono state varie opinioni. Secondo molti quotidiani, Svetlana Kamenova Staneva ha voluto indicare che lei ha i cromosomi da donna.
Da ricordare che Lin come Khelif fu squalificate ai campionati mondiali femminili del 2023 per non aver soddisfatto i requisiti di idoneità di genere, ma quei test effettuati dall’Iba sono stati fortemente contestati dal Cio, perché basati su parametri che sono cambiati in corsa.