Tre vigili del fuoco perdono la vita, la disperazione delle famiglie

Sono ore di grande cordoglio in Italia per il caso dei tre vigili del fuoco che hanno perso la vita in circostanze sospette. Il dolore e la preoccupazione hanno spinto il Sindacato Autonomo Vigili del Fuoco a intervenire con una richiesta formale indirizzata alle autorità competenti.

L’obiettivo è fare chiarezza sui decessi sospetti e individuare eventuali responsabilità, affinché vengano adottate misure adeguate per la sicurezza degli operatori.Il sindacato ha chiesto l’avvio di un’indagine approfondita che includa uno studio epidemiologico sui membri del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Tale ricerca servirebbe a individuare eventuali correlazioni tra l’attività lavorativa e l’insorgenza di patologie gravi.

Inoltre, il CONAPO ha sollecitato un monitoraggio ambientale e biologico per verificare la presenza di contaminanti come i PFAS, sostanze chimiche potenzialmente dannose per la salute. Uno dei punti cruciali della richiesta riguarda il rafforzamento delle misure di sicurezza nei dispositivi di protezione individuale. I vigili del fuoco operano in condizioni estreme, spesso esponendosi a sostanze pericolose.

Il sindacato ritiene indispensabile garantire che le attrezzature siano adeguate e in grado di proteggere gli operatori dai rischi professionali. Una maggiore attenzione alla sicurezza potrebbe ridurre il numero di casi di malattie professionali tra gli appartenenti al Corpo. La richiesta del sindacato non è solo un atto formale, ma un appello urgente affinché le istituzioni prendano sul serio la questione.

Le famiglie delle vittime e i colleghi in servizio chiedono che venga fatta luce sulla vicenda e che si eviti il ripetersi di situazioni simili in futuro. La vicenda ha acceso il dibattito sull’importanza della prevenzione e della tutela dei lavoratori esposti a rischi elevati. Cosa è successo a questi 3 pompieri?

La Direzione centrale per la Salute ha avviato un’indagine interna sui decessi di alcuni vigili del fuoco. L’attenzione è rivolta al comando di Arezzo, dove tre pompieri – Mario Marraghini, Maurizio Ponti e Antonio Ralli – sono deceduti tra il 2022 e il 2023. Un altro caso sospetto riguarda Roberto Parlascino, vigile del fuoco residente in Umbria ma con servizio ad Arezzo.

Episodi simili sono stati segnalati anche in Emilia Romagna, alimentando il sospetto di un possibile legame tra l’attività lavorativa e l’insorgenza della patologia. La situazione ha sollevato preoccupazioni tra i familiari delle vittime, che nel dicembre 2024 hanno scritto al ministero per chiedere il riconoscimento del decesso per causa di servizio.

I 3 vigili del fuoco avrebbero perso la vita a causa di un glioblastoma di IV grado, una neoplasia cerebrale rara. Secondo le statistiche, il glioblastoma colpisce circa 3-4 persone ogni 100mila abitanti, ma la concentrazione di casi tra i vigili del fuoco di Arezzo è considerata anomala.

L’indagine in corso punta a chiarire le possibili cause e a verificare eventuali esposizioni professionali a sostanze dannose. Uno degli aspetti al centro dell’inchiesta riguarda gli PFAS, sostanze perfluorate e polifluorate note per la loro persistenza nell’ambiente e la possibile correlazione con patologie tumorali.

Ad Arezzo, già nel 2024 era emerso un allarme legato alla presenza di PFAS nell’acqua pubblica, dopo un’indagine di Greenpeace che aveva rilevato livelli oltre la norma. Successivamente, i controlli effettuati da Nuove Acque avevano rassicurato sulla sicurezza dell’acqua, ma il tema resta sotto osservazione. Parallelamente, l’analisi si concentra anche sui dispositivi di protezione individuale utilizzati dai vigili del fuoco. L’inchiesta dovrà stabilire se esista un nesso tra l’attività operativa e l’insorgenza del glioblastoma.

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