Strage familiare, le parole di Riccardo: “Mi sentivo oppresso, un corpo estraneo”
Paderno Dugnano, 2 settembre 2024 – Orrore a Paderno Dugnano, dove un’intera famiglia è stata sterminata nella loro abitazione di via Anzio. Riccardo C., 17 anni, ha confessato di aver ucciso il fratello minore Lorenzo, la madre Daniela Albano e il padre Fabio C.. Secondo quanto dichiarato agli inquirenti, il ragazzo si sentiva «oppresso» all’interno del nucleo familiare. «Mi sentivo un corpo estraneo nella mia famiglia. Ho pensato che uccidendoli tutti mi sarei liberato da questo disagio», ha raccontato ai carabinieri subito dopo il delitto.
La dinamica della strage
Il dramma si è consumato nella notte tra il 1° e il 2 settembre. Verso le 2 di notte, Riccardo è sceso al piano terra della villetta di famiglia e ha preso un coltello da cucina. È quindi salito nella stanza del fratello minore Lorenzo, che dormiva. Senza esitazione, lo ha colpito ripetutamente, uccidendolo nel sonno. Il rumore ha svegliato la madre, Daniela Albano, che si è precipitata verso la stanza del figlio minore. Ma ad attenderla sulla soglia ha trovato Riccardo, che l’ha colpita mortalmente.
Subito dopo, il giovane si è diretto verso la stanza del padre, Fabio C., che nel frattempo si era svegliato. Anche lui è stato aggredito e ucciso dal figlio. Il corpo di Fabio è stato ritrovato tra il letto e il pavimento, segno di una colluttazione disperata. Dopo il massacro, Riccardo ha chiamato il 112, raccontando inizialmente che il padre aveva ucciso la madre e il fratello e che lui aveva poi ucciso il padre per difendersi. Tuttavia, quando i carabinieri sono arrivati, hanno trovato Riccardo in mutande, con il corpo coperto di sangue e il coltello ancora in mano.
La confessione e il movente
Portato in caserma, il ragazzo ha mantenuto il silenzio per diverse ore. Soltanto dopo un lungo interrogatorio alla presenza del Pm della procura dei minorenni Sabrina Di Taranto e del procuratore capo di Monza Claudio Gittardi, e dopo un colloquio con l’avvocato d’ufficio Giorgio Conti, Riccardo ha confessato. «Sì, li ho ammazzati io. Mi sentivo un estraneo in questa famiglia. Dovevo liberarmi», ha dichiarato. Durante la confessione, ha parlato di un profondo senso di disagio e di isolamento emotivo: «Non avevo un vero dialogo con nessuno. Era come se nessuno mi comprendesse», ha aggiunto.
Un contesto familiare apparentemente tranquillo
La famiglia di Riccardo era considerata serena e rispettabile. Fabio C. gestiva l’impresa di costruzioni di famiglia, la Vmf Costruzioni Edilizia, insieme al fratello Max. Daniela Albano era proprietaria di un negozio di abbigliamento a Cinisello Balsamo. A scuola, Riccardo aveva un rendimento scolastico altalenante ma sufficiente, e amava giocare a pallavolo. Nessuno aveva mai notato segni di disagio tali da far sospettare un simile epilogo. «Non appena ha portato a compimento questa liberazione, si è reso conto che era successo l’irreparabile», ha dichiarato un investigatore.
Le indagini e le reazioni della comunità
Riccardo è stato arrestato con l’accusa di triplice omicidio aggravato dalla premeditazione e trasferito al carcere minorile Beccaria. Gli investigatori stanno cercando di capire cosa abbia portato il giovane a compiere un gesto così estremo e stanno valutando il suo stato psicologico. La comunità di Paderno Dugnano è sotto shock: «Mai una lite, mai grida», riferiscono i vicini. La nonna Fiorina e lo zio Max si sono recati in caserma durante l’interrogatorio, increduli e addolorati.