Sparò per salvare il collega L’agente rischia il processo
Processato per omicidio colposo: “Eccesso di legittima difesa”. Ecco la motivazione alla base della richiesta di rinvio a giudizio per il poliziotto che il 10 giugno 2018, a Genova, sparò e uccise a colpi di pistola il 22enne ecuadoriano Jefferson Tomalà che aveva appena accoltellato un altro agente dopo avere manifestato l’intenzione di suicidarsi.
A chiedere il rinvio a giudizio è stato il gip di Genova, Franca Borzone, che ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dal pm Walter Cotugno. Lo riporta Repubblica.
La vicenda aveva scosso il capoluogo ligure e tutta l’Italia. Il 10 giugno dell’anno scorso, la madre del giovane aveva chiamato la polizia spiegando che il figlio stava dando in escandescenze e aveva in mano un coltello. Dopo essere entrati in casa, gli agenti erano riusciti a entrare nella stanza del ragazzo ma uno dei due era stato colpito con alcune coltellate. Immediata la reazione del collega che aveva sparato contro Jefferson sei colpi di pistola giudicati dal gip genovese eccessivi e troppo “mirati” agli organi vitali del giovane.
Nei giorni immediatamente successivi all’omicidio il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, aveva espresso la sua solidarietà ai poliziotti affermando di “stare sempre dalla parte di chi ci difende”, per poi andare a trovare a Genova l’agente rimasto ferito. Mentre il capo della polizia, Franco Gabrielli, aveva ringraziato il poliziotto che aveva sparato per il suo intervento “risolutivo”, pur dichiarando che “non è mai una cosa positiva quando muore una persona”, parlando di quanto accaduto come di una vicenda che “lascia amarezza”.
Infine, negli stessi giorni, la comunità ecuadoriana genovese aveva organizzato una fiaccolata per chiedere “verità per Jefferson”, iniziativa che aveva suscitato le perplessità di chi ne chiedeva una per il poliziotto ferito e ricoverato in ospedale.