Souad Sbai: “Svegliamoci o i nostri figli saranno schiavi dell’Islam radicale”
“Dietro alcune associazioni islamiche c’è la Fratellanza Musulmana, una parte della quale è criminale e legata al terrorismo islamista. Il loro progetto è conquistare l’Occidente. Chi non ha intenzione di integrarsi, prenda un aereo e vada a vivere in un altro paese”
“Ho cercato di chiarire le finalità politiche dietro la continua richiesta da parte di alcune associazioni di costruire moschee e firmare intese con lo Stato. Ho sollevato il tema della crescente penetrazione della Fratellanza Musulmana nel contesto dell’islam in Italia. Sono stata interrotta dalla presidenza senza alcun motivo, con un richiamo ai tempi nonostante fossi ben lontana dal superare i minuti a disposizione. Me ne sono andata. Ho scritto che c’è un clima di censura attorno a certe tematiche e a certi nomi: lo ribadisco”.
Parlare della Fratellanza Musulmana resta un tabù?
“Sì ed è inaccettabile. Si discute sulla necessità di stabilire intese tra lo Stato e l’islam italiano. Ma di quale islam parliamo? Anzitutto non esiste un islam italiano, non esistono referenti per l’islam. Esistono alcune associazioni che rappresentano solo i propri adepti e amici. E dietro alcune di queste associazioni c’è la Fratellanza Musulmana, una parte della quale è criminale e legata al terrorismo islamista, ad Al Qaeda. Il loro progetto a lungo termine è conquistare l’Occidente”.
Loro si presentano come islam moderato.
“Negli ultimi anni sì, ma in realtà sono radicali. Legati al Qatar, ovvero ai finanziatori di Isis e Al Qaeda. E in Italia davanti a una situazione così preoccupante c’è chi fa finta di nulla, o peggio vuole stringere accordi con questi personaggi”.
L’islam moderato esiste?
“Sì, è quello paga le tasse e vive normalmente, senza proclami o pretese. È l’Islam che non sentiamo e che per fortuna comprende la maggioranza dei musulmani. Ma questa minoranza, ricordiamolo, hai i soldi del Qatar. Solo quest’anno ha incassato dal Qatar 48 milioni di euro, e il canale dei finanziamenti resta aperto”.
La Consulta per le relazioni con l’islam non è rappresentativa della comunità islamica in Italia?
“I politici hanno scelto i loro amici. A quel tavolo siedono personaggi che non sono in alcun modo rappresentativi della comunità musulmana. Attenzione, però, non scherziamo: stiamo parlando di terrorismo”.
Lei ha più volte messo in guardia il nostro Paese rispetto ai rischi dell’islam politico.
“Sono estremamente preoccupata. Stiamo agevolando la diffusione e il radicamento dell’islam politico nel nostro Paese, com’è già successo in Danimarca o Gran Bretagna. Stiamo velocizzando un processo che porterà a devastanti conseguenza per la nostra società”.
Un pericolo che l’Italia si ostina a ignorare?
“I fondamentalisti si camuffano da moderati, ricorrono alla ‘taqiyya’, ovvero dissimulano moderazione nel linguaggio e nel comportamento. Ma al di là l’apparenza vige un jihadismo sconvolgente. L’Italia si deve svegliare. In Commissione sono stata bloccata proprio perché raccontavo queste verità scomode”.
Cosa bisognerebbe fare?
“Quello che fanno in molti paesi arabi: contrastare con assoluta fermezza la Fratellanza Musulmana. Vogliono costruire moschee su moschee, quando nei paesi arabi in realtà, non sono così frequenti come qualcuno potrebbe immaginare. Ci sono molte sale di preghiera, senza imam, ma poche moschee. E quelle integraliste vengono chiuse, mentre qui le aprono. Le moschee dove si svolgono affari illegali e poco chiari vanno chiuse senza esitazione. Chi vuole pregare può utilizzare delle sale apposite oppure pregare a casa, come fanno la gran parte di coloro che aderiscono a una religione. La moschea serve per fare rete, per preparare il terreno alla guerra. Il loro obiettivo è governare, occupare il territorio”.
A proposito di moschee, lei ha accusato il deputato PD Khalid Chaouki di conflitto d’interessi per la nomina a presidente della grande moschea di Roma.
“Khalid Chaouki deve fare una scelta, il suo ruolo di parlamentare non è compatibile nei fatti con il ruolo di presidente della moschea di Roma, la più grande in Italia. Un conflitto di interessi che dovrebbe risultare palese in uno Stato che vuol definirsi laico”.
Che prospettive vede?
“Il 60% delle bambine magrebine di religione islamica non va a scuola: poi ci si stupisce delle donne di seconda generazione che vogliono compiere attentati, come il caso della 22enne di Milano espulsa per terrorismo. Le commissioni parlamentari dovrebbero occuparsi di questo. Chi ha deciso di vivere in Italia deve seguire le regole. Chi non ha intenzione di integrarsi, prenda un aereo e vada in un altro paese. Se non poniamo dei limiti ora, domani i nostri figli vivranno in una situazione ingestibile e saranno schiavi di questa gente. E io non voglio che ai miei figli succeda questo”.