Sharon Verzeni, interviene la criminologa Bruzzone

Roberta Bruzzone ha condiviso la sua opinione sul caso Verzeni ieri a “Zona Bianca”, delineando il profilo psicologico possibile dell’assassino: una persona con gravi problemi personali, disorganizzata, e con una percezione distorta della realtà e delle relazioni interpersonali. (Continua a leggere dopo la foto)

Roberta Bruzzone

Sharon Verzeni, interviene la criminologa Roberta Bruzzone

Omicidio di Sharon Verzeni, l’ipotesi di delitto passionale. I delitti passionali possono verificarsi non solo all’interno di relazioni intime, ma anche tra conoscenti o addirittura estranei, spesso come risultato di proiezioni o fantasie personali. Talvolta, anche un semplice sguardo da parte di chi ha problemi di percezione della realtà può generare una speranza che, se disattesa, provoca rabbia e violenza. La criminologa Roberta Bruzzone, commentando il caso di Sharon Verzeni ha rivelato che “potrebbe essere qualcuno che non la conosceva in maniera approfondita, quindi non all’interno della sfera di relazioni di amicizia e famigliari, ma un soggetto che comunque aveva avuto un’interazione con Sharon, anche banalmente visiva, astrattamente potrebbe trattarsi di un cliente del bar”.

L’assassino di Sharon Verzeni, dunque, potrebbe essere “una persona che può averla puntata e magari si è sentita respinta da Sharon, così ha programmato l’aggressione sfruttando la sua abitudine a fare passeggiate notturne”. Si tratta di un’ipotesi che indirizza le ricerche del killer verso alcuni specifici ambienti. Roberta Bruzzone ha poi proseguito tracciando un identikit psicologico dell’assassino che, alla luce di quanto detto, potrebbe frequentare gli stessi ambienti di Sharon Verzeni. “Più che nella sfera delle delle relazioni più vicine e intime andrei a cercare nella sfera delle persone che potevano aver avuto contatti con lei in occasioni sociali – continua Bruzzone -. Come al bar o nelle attività di autopromozione che gravitano attorno a Scientology”. (Continua a leggere dopo la foto)

Per quanto riguarda le caratteristiche del killer “Il fatto che sia uscito di casa con un’arma di quelle dimensioni mi porta a pensare che l’assassino sia una persona con problematiche personologiche e che lo portano a interpretare la realtà e le relazioni con gli altri in maniera distorta”, continua Bruzzone. “La modalità dell’aggressione è disorganizzata, Sharon viene lasciata sulla scena del delitto viva e ha addirittura il telefono con disponibilità, nessun killer organizzato lascerebbe la vittima ancora in vita e in grado di comunicare”. In conclusione, l’uomo che stanno cercando “non è un serial killer, né una persona che la conosceva bene, ma è qualcuno che probabilmente aveva individuato in Sharon una possibile sfera relazionale”, ha dichiarato la criminologa Roberta Bruzzone.