Schianto con la potente auto a oltre 220 km orari: lui si salva, l’amico 18enne muore sul colpo
Alcuni giorni prima di schiantarsi con la sua auto a quattro volte il limite di velocità e di uccidere il suo passeggero, Kiernan Tague si era ripreso mentre sfrecciava a oltre 220 chilometri orari davanti alla telecamera di sorveglianza. Il suo amico Flynn MacKrell, 18 anni, è morto all’istante quando Kieran ha perso il controllo della BMW di sua madre ed è entrato in collisione con un albero e un palo.
Dopo l’incidente è emerso che Kieran Tague spesso si è registrato mentre correva e guidava in modo imprudente, come testimoniato da un filmato rilasciato dalla polizia locale. I video lo mostrano mentre sfreccia in autostrada e mentre accelera rapidamente anche nei centri abitati e nelle strade cittadine.
Folle velocità in strada, l’auto si schianta e muore l’amico 18enne
Tague ha raggiunto velocità oltre i limiti del consentito tra luglio e agosto e si è filmato mentre gareggiava in auto tra settembre e ottobre dello scorso anno. I genitori della vittima sostengono che la morte del figlio avrebbe potuto essere evitata se la madre di Tague, Elizabeth Puleo-Tague, gli avesse impedito di guidare l’auto. “Non aveva alcun riguardo per la sicurezza dei suoi passeggeri, né per quella dei pedoni, e la madre lo sapeva”, ha detto mercoledì Thad Mackrell, il padre di Flynn, a Good Morning America.
“Qualsiasi persona ragionevole avrebbe fatto una cosa molto, molto semplice: le avrebbe portato via le chiavi, ma lei non l’ha fatto e nostro figlio è morto”. Tague è stato accusato di omicidio di secondo grado per la morte del suo amico, ma i MacKrell affermano di voler ritenere responsabile anche la madre.
“Ogni giorno ci svegliamo scioccati e increduli perché il nostro amato Flynn non c’è più”, ha detto Anne Vanker, la madre affranta del famoso nuotatore. Elizabeth è indagata dalla polizia dopo che sono emersi dei messaggi di testo che dimostravano che era a conoscenza dell’abitudine del figlio di guidare troppo velocemente, cosa di cui era a conoscenza tramite un’app GPS chiamata Life360.