Salvò tre vite nell’esplosione in A14, poliziotto scrive a Mattarella: “per noi nessun riconoscimento”
Una lettera inidirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e scritta da un trentenne eroe, Giacomo Chiriatti, un agente della Polizia di Stato originario di Copertino ma in servizio presso la Sottosezione Polizia Stradale Bologna Sud. Perchè eroe? Basti pensare che Chiaritti è imasto ferito il 6 agosto in seguito all’incidente con esplosione di Borgo Panigale. Giacomino, com’è conosciuto da amici e familiari, è tra gli uomini in divisa che, senza pensarci due volte, hanno messo a repentaglio la propria vita per salvare quella di un centinaio di automobilisti di passaggio. La storia è raccontata dalla Gazzetta del Mezzogiorno, che per prima ha pubblicato la lettera di Giocomo.
“Mi permetto di scriverLe, riconoscendo in Lei il Presidente del Popolo – dice la missiva – sperando di essere in grado di manifestare il mio pensiero in merito al Decreto di nomina a Cavaliere della Repubblica conferita all’agente scelto Riccardo Muci, anch’egli rimasto ferito nell’incidente. Ho notato, fin dai primi giorni seguiti al tragico accaduto, una sorta di disparità di trattamento tra l’agente scelto Muci, appartenente al Commissariato Santa Viola di Bologna e noi altri della Stradale, forse dovuta a parziale informazione, forse al fluire imprevisto e imprevedibile di eventi e notizie. Ricordo con commozione la visita che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte fece il 7 agosto 2018 a Muci ricoverato presso l’ospedale Bufalini di Cesena. Pensavo, forse col fare semplice e genuino di noi ragazzi del Sud, che avrei avuto lo stesso onore. Ma così non è stato – continua Chiriatti – Proprio questa disparità di trattamento, il concatenarsi di eventi, non ha permesso che Lei venisse a conoscenza della mia persona, della mia storia, del mio piccolo servizio da uomo prima e da poliziotto poi, reso quel giorno tra fiamme e paura. Il collega Muci ha ricevuto in queste ore la nomina di Cavaliere della Repubblica, qualcosa di straordinario, che in qualche modo, mi permetta, sento anche mia, nell’animo, nella parte più profonda di me. E la percepisco con orgoglio di Italiano, di giovane militare che si commuove davanti al tricolore. Quel tricolore che è entrato nella mia vita quando, appena maggiorenne, vestii la divisa dell’Esercito Italiano e volai in Kosovo per la missione di pace Kfor a Bjelo Polje.
Tornando ai fatti di agosto – prosegue – la mia situazione attuale è che ancora oggi, dopo più di 4 mesi, non sono guarito dalle ustioni riportate sul corpo e purtroppo ancora in convalescenza ed in cura presso il reparto di chirurgia plastica e ustioni dell’ospedale Perrino di Brindisi. Mi sento rammaricato per essere stato escluso in qualche modo dall’abbraccio fisico dell’Italia che lei rappresenta, poiché credo di averlo meritato anch’io col mio operato, il giorno di quell’incidente, verificatosi sul tratto autostradale di mia competenza”.
Quel giorno, bloccando l’autostrada, richiedendo celermente l’intervento dei vigili del fuoco e facendo indietreggiare decine e decine di automezzi “ho fatto sì che molte persone si salvassero dall’imminente probabile tragedia che si sarebbe potuta verificare senza il nostro intervento. Per questo motivo mi sono ritrovato a poche decine di metri dal luogo dell’esplosione. Mi auguro, al di là di forma e ruoli, che Lei possa vedere in me e in queste righe, un giovane pieno di sogni, un nipote forse pedante ma certo bisognoso della pacca sulla spalla di chi è esempio e strada maestra nella vita. E mi auguro che possa suscitare interesse la mia situazione, poiché non ho vergogna ad affermare di avere bisogno dell’aiuto da parte delle Istituzioni in questo momento di difficoltà, da ragazzo umile ma orgoglioso di indossare la Divisa e servire la Patria. So che non mi lascerà solo – conclude – e attendo quella pacca sulla spalla. Nei tempi e nelle forme che riterrà. Noi, tutti noi italiani crediamo in Lei.”