Rissa in Parlamento: fumogeni, feriti e caos totale in aula
Scene di puro caos hanno invaso il Parlamento serbo ieri, trasformando l’aula in un’arena infuocata. Fumogeni, urla, lanci di oggetti e risse hanno caratterizzato una sessione che si preannunciava cruciale per il futuro dell’istruzione universitaria nel Paese. L’episodio, senza precedenti, riflette la profonda crisi politica che da mesi scuote la Serbia.
La tensione era palpabile fin dall’inizio dell’incontro, durante il quale si sarebbe dovuto votare un’importante legge per aumentare i finanziamenti all’istruzione superiore. Tuttavia, l’opposizione ha contestato la legittimità della seduta, sostenendo che prima fosse necessario confermare ufficialmente le dimissioni del primo ministro Milos Vucevic e del suo governo
Dopo un’ora di discussioni accese, la situazione è degenerata. I parlamentari dell’opposizione hanno iniziato a fischiare e a sventolare striscioni con la scritta “La Serbia si è sollevata affinché il regime cadesse!”. Questo gesto ha innescato una reazione violenta: spintoni e insulti hanno rapidamente lasciato spazio al lancio di fumogeni, uova e bottiglie d’acqua, trasformando l’aula in un campo di battaglia.
Filmati condivisi sui social media hanno mostrato momenti di estrema tensione, con alcuni deputati che tentavano di proteggersi mentre il fumo si diffondeva nell’aula. Almeno tre persone sono rimaste ferite negli scontri, tra cui la deputata Jasmina Obradovic, che ha accusato un malore e si è svenuta. Le immagini dei suoi colleghi che cercavano di rianimarla hanno fatto il giro del web, scatenando un’ondata di indignazione e preoccupazione tra i cittadini.
Dopo il caos, la presidente del Parlamento, Ana Brnabic, ha puntato il dito contro l’opposizione, definendola una “banda terroristica” responsabile dei disordini. I leader dell’opposizione, dal canto loro, hanno accusato il governo di ignorare le richieste della popolazione e di voler mantenere il potere con ogni mezzo, alimentando ulteriormente il clima di tensione.
Le manifestazioni di protesta contro la corruzione e la mala gestione del governo si sono intensificate negli ultimi mesi, alimentate dal malcontento popolare. A gennaio, il primo ministro Vucevic aveva annunciato le sue dimissioni, ma il Parlamento non ha ancora approvato ufficialmente la sua uscita, lasciando il Paese in uno stato di incertezza.
La situazione è ulteriormente aggravata dal recente crollo di una pensilina in cemento nel nord della Serbia, avvenuto a novembre e costato la vita a 15 persone. Questo tragico evento ha scatenato una rabbia incontrollabile tra i cittadini, che vedono nella corruzione dilagante delle istituzioni la causa di tale disastro.
Il clima di tensione in Serbia continua a crescere, e l’episodio di ieri in Parlamento è solo l’ultimo di una serie di segnali che indicano una crisi politica profonda e persistente. La questione dell’istruzione universitari e le richieste di cambiamento risuonano sempre più forte, mentre il futuro politico del Paese rimane incerto.