Ricoverate Renzi: ho perso per colpa della fake news dell’aereo da sultano
Estratto da: Matteo Renzi, Un’altra strada. Idee per l’Italia di domani, Marsilio
Quando la politica diventa solo propaganda, bisogna avere la forza e il coraggio di affermare la verità.
Probabilmente uno degli errori più clamorosi che mi si possano imputare è proprio questo: ho sottovalutato la portata del fenomeno fake news. Per quale ragione? Forse per una forma di arroganza o di sopravvalutazione delle mie capacità comunicative. Pensavo di poter spiegare la verità, mi sono sempre fidato della realtà, quando invece contro di me hanno messo in campo strumenti di odio e di falsità. Ho dato per scontato che il mio racconto della verità sarebbe stato accolto e ho sottovalutato la loro capacità di raccontare bugie. Sia chiaro, non provo alcun rancore. Bisogna saper sorridere di tutto, anche di queste cose. Ho imparato a sorridere della colata di fango che mi è stata rovesciata addosso e non consentirò a chi mi ha massacrato mediaticamente di guastarmi il carattere: sono più forte delle menzogne che mi hanno cucito addosso e vado avanti. Ma so anche che in tanti hanno sofferto, a cominciare dalla mia famiglia, per l’odio gratuito con cui hanno investito la mia vita.
Proviamo a fare mente locale. Non mi hanno accusato solo per l’aereo di Stato e per i sacchetti di plastica, ma sono diventati virali in rete video delle mie vacanze in Lamborghini a Ibiza a spese degli italiani, notizie su mio fratello portaborse, mia cugina imprenditrice, mia sorella raccomandata. Tutte false, ovviamente. E, ancora, i bambini africani dell’Unicef, i Rolex arabi, gli sms per i terremotati, le spese folli e altre folli accuse. Si prende una storia e, di condivisione in condivisione, la si rende virale. E quello che era un semplice boy scout di provincia diventa un gangster che si è montato la testa e vive nel lusso alle spalle dei cittadini.
Manca una sola accusa: essere il mandante del mostro di Firenze. E magari qualcuno prima o poi farà girare anche questa: del resto sono stato eletto nel collegio che comprende anche Scandicci.
Il sorriso va bene come reazione di difesa personale, ma alla fine c’è ben poco da ridere. Il tema è serio, ha a che fare con la manipolazione della realtà ed è dunque una questione decisiva per ogni paese democratico che voglia dirsi e rimanere tale. Riflettere pacatamente sul problema non vuol dire abdicare al senso di giustizia, e in alcuni casi ritengo doveroso dare avvio ad azioni legali in sede penale e civile. Difendo senza remore il ruolo e la funzione dei giornalisti, ma penso che se qualcuno rilancia volutamente una campagna di diffamazione quasi persecutoria vada querelato o comunque sia giusto agire in sede civile per la quantificazione del danno. Ho scelto di farlo in una decina di casi per affermare un principio di civiltà giuridica. Ma resta il fatto che se dovessi perseguire tutti quelli che mentono su di me, di mestiere farei più processi di un cancelliere di tribunale. E comunque rimane l’odore del fango, che non va più via.
La strumentalizzazione di notizie false su di me e sulle persone a me vicine resterà negli annali delle tecniche di propaganda e di character assassination. Non avevano nulla. Mi hanno passato al setaccio per anni, mi hanno seguito fin da quando ero sindaco, controllato i movimenti bancari, le vacanze, i mutui, le macchine, persino le sigarette che non fumo. E comunque non avevano niente per attaccarmi. Bel problema per chi voleva distruggere la mia immagine: alla fine hanno fatto prima. Hanno inventato.
Tuttavia sarebbe miope pensare che la rilevanza del tema sia legata al solo piano personale, mentre è emergenza politica di enorme portata: da che mondo è mondo la propaganda è un modo di fare politica, un’arma di gestione del potere. E allora proviamo ad allargare il ragionamento. Oltre la mia persona, oltre il nostro paese.