RAGAZZO 15ENNE METTE INCINTA LA SORELLINA DI SOLI 10 ANNI
Vicende dell’orrore, vicende di cui si fa fatica a parlare, pur occupandosi di cronaca da tanto. Sono quelle storie che non vorremmo mai sentire, che ci lasciano sgomenti.
Chi ha un briciolo di sensibilità, non può restare impassibile dinnanzi alla crudeltà spietata dell’essere umano ed ecco che, alcuni casi, anche a distanza di anni, rimangono sempre vivi nella memoria collettiva.
Le vittime sono creature innocenti che, per via di una questione di inferiorità legata alla tenerissima età e alla loro fragilità, non sono in grado di sottrarsi alle grinfie dei loro aguzzini.
Ricordo che i carnefici si trovano, spesse volte, tra le mura domestiche, quelle che riteniamo, seppur erroneamente, sicure. La realtà è un’altra. E’ cruda, spietata, ma è un’altra.
Quelle mura divengono una camera della tortura, per troppi minori, proprio come nel caso, risalente al 2019, avvenuto in Argentina. Vediamo insieme cosa è successo.
Tutto ha inizio dalla richiesta d’aiuto di una bimba di soli 10 anni ai medici dell’ospedale pediatrico di Posadas, capoluogo della provincia argentina di Misiones. La minore, presentatasi presso il nosocomio il 4 novembre 2019, lamentava dei dolori addominali fortissimi e si è reso necessario oltre che doveroso, sottoporla a degli accertamenti, al fine di avere una diagnosi utile a chiarire le cause del suo malessere.
L’esito degli esami effettuati è stato a dir poco agghiacciante. I dottori che l’hanno presa in cura, non riuscivano a credere a ciò che i referti mostravano. La bimba era incinta di 28 settimane, era affetta da asma cronica e da una forte infezione nel tratto urinario. Ma ciò che rende questa storia ancora più tragica è che a renderla gravida non è stato un fidanzatino tenuto nascosto dalla famiglia, ma il fratello della povera vittima, un 15enne.
Dinnanzi ad una storia del genere, in cui peraltro la bambina non ha potuto abortire in quanto era già in gravidanza avanzata quando si è rivolta ai medici, la polizia ha avviato un’indagine giudiziaria per “violenza carnale aggravata”. A pronunciarsi sul caso che ha sconvolto l’intera comunità, diffondendosi rapidamente sul web, con un’ondata collettiva di indignazione e la richiesta di interventi urgenti da parte dell’autorità contro il responsabile, seppur minorenne è stata Ana María Pereira, la direttrice del centro Infancia del Ministerio de Desarrollo Social provinciale.
La Pereira ha dichiarato che il suo ufficio era a conoscenza della situazione, aggiungendo che la denuncia è stata fatta e che ora si sta procedendo a monitorare la paziente. Con una lunga esperienza da assistente sociale alle spalle, la donna è davvero colpita dalla storia, trattandosi della bimba più piccola da loro trattata. L’obiettivo è quello di offrire supporto psicologico alla famiglia, ignara di quanto accadeva all’interno dell’abitazione e sotto choc per l’accaduto.
L’auspicio è che la bimba possa presto riprendere ad andare a scuola. Nessuno potrà toglierle dalla testa l’incubo che ha vissuto, per colpa del fratello carnefice, che ha abusato di lei, mettendola incinta. Storie come queste sono più diffuse di quanto si possa pensare e ogniqualvolta ci imbattiamo in un dramma simile non possiamo non pensare che la stessa cosa possa accadere ad una persona a noi vicina. Per scongiurare ulteriori episodi simili, è fondamentale un rigido intervento del legislatore.