Primo caso di contagio accertato in Italia: fate molta attenzione
La sola parola contagio ci fa paura, specie dopo le ondate pandemiche che hanno caratterizzato la nostra Penisola con il Covid. Sin da quando il patogeno ha fatto la sua irruzione nelle nostre vite, tutto è cambiato in modo improvviso, facendo crollare le nostre certezze.
Non sapevamo di cosa stessimo parlando, a cosa potessimo andare incontro, con un autentico bollettino di decessi. Abbiamo ancora impresse le immagini dei camion dell’esercito che trasportavano le vittime, coloro che sono state strappate dalla dimensione terrena dal Coronavirus.
Sono stati anni difficili, con un bilancio drammatico, inevitabili polemiche, strazio dei familiari di chi non ce l’ha fatta, interrogativi della scienza, continue ricerche scientifiche ma anche inevitabili restrizioni, per paura della diffusione dei contagi.
Il Covid non è sparito, eppure ci sono altre emergenze da fronteggiare che stanno destando l’attenzione della comunità scientifica e il panico tra gli utenti più attenti, quelli che in quest’estate tengono sempre sotto controllo la cronaca.
Parliamo di un primo caso accertato in Italia. Vediamo insieme cosa sta accadendo, in dettaglio, nella seconda pagina del nostro articolo, per rispondere alle domande dei lettori più accorti.
Abbiamo un primo caso confermato in Italia. Si tratta di un donatore di sangue della provincia di Parla che è stato colpito dal virus West Nile. Purtroppo sono salite a a 14 le Province con dimostrata circolazione di WNV in vettori e animali, appartenenti a cinque Regioni: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna. La febbre West Nile è una malattia provocata dal virus West Nile, virus facente parte della famiglia dei Flaviviridae, isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, nel distretto West Nile, per poi diffondersi in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America. L’Istituto superiore di sanità ha messo al corrente che i serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo.
Sebbene molto più rara, la trasmissione può avvenire tramite trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza, mentre non si trasmesse tramite il contatto con le persone infette. Il virus infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli e altri. Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, potendo raggiungere i 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario.
Se nella maggioranza dei casi non si manifestano sintomi, un 20% mostra sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei che durano, in genere pochi giorni, pur variando sulla base dell’età della persona. Nei bimbi è più frequente un febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari.
L’allarme del primo caso di West Nile in Italia è arrivato direttamente dall‘Istituto Superiore di Sanità attraverso un report riportato sul suo sito. Quest’anno già da maggio 2023, dunque precocemente, le infezioni trasmesse da insetti hanno fatto il loro esordio e sono state attivate subito le misure di prevenzione su trasfusioni e trapianti nelle aree interessate. Anche l’Ecdc, di seguito, ha lanciato un alert sulle zanzare invasive e i conseguenti rischi per la salute.
L’Istituto superiore di sanità ha messo in guardia sul fatto che la circolazione del West Nile o di altri patogeni trasmessi da insetti possa aumentare nelle prossime settimane. Lo stesso istituto ha evidenziato che inondazioni, esondazioni ed alluvioni sono associate all’aumento del rischio di alcune malattie infettive, incluse le arbovirosi trasmesse da zanzare, come il virus West Nile, endemico in Italia, e i virus dengue e chikungunya.