Piersilvio Berlusconi, attacco a Rai: “Fa male a tutto il sistema”
Che Piersilvio Berlusconi non fosse la copia sputata di papà, si sapeva già: lo ha confermato in un’intervista concessa a Il Corriere della Sera (una delle poche che fa in generale) nella quale punta a difendere Mediaset ed il suo operato e, soprattutto, lancia una fortissima critica, al limite dell’accusa, alla Rai. Che, in questo momento, è però gestita dai colleghi di coalizione del partito di famiglia.
Piersilvio Berlusconi e la svolta vittoriana di Mediaset dopo la morte del padre
Piersilvio Berlusconi è stato rapido nel mettere in moto la macchina della rivoluzione a Mediaset: è andato al funerale del padre, è tornato a casa, ha sollevato la cornetta del telefono ed ha dato l’”ok, go” ufficiale al cambiamento. Un cambiamento che molti hanno percepito come vittoriano: punizione somma al trash (quantomeno a parte del trash, quello che si stava facendo notare di più) con una virata drastica per il Grande Fratello. L’ultima edizione vip aveva visto in scena di tutto: comportamenti estremamente volgari, aggressività nei confronti di alcune donne, parole forti, liti ingestibili. Sono saltate anche varie poltrone, tra cui quella di Barbara d’Urso, sostituita da Myrta Merlino. Nello stesso periodo in Rai invece si inseguivano i dati Auditel, con l’ansia di accontentare i pubblicitari. Insomma, la Rai sta diventando Mediaset (o almeno ci sta provando) mentre Mediaset abbandona il trash, abbandona la priorità degli ascolti e si fa istituzionale.
Berlusconi: “La Rai torni a fare la Rai”
Piersilvio Berlusconi, in questo quadro, è lapidario: “Noi stiamo crescendo di ascolto da diverse stagioni, abbiamo cambiato passo dal 2020 dopo l’emergenza Covid. E contemporaneamente la Rai si è un po’ involuta, nel senso che si è dimenticata che prima di tutto ‘la Rai è la Rai’, il che significa istituzione e Servizio pubblico. Appena c’è un leggero calo di ascolti la sua risposta è aumentare il comportamento da tv commerciale nella speranza di ottenere qualche decimale di share che poi non sempre arriva; una condotta autolesionista che alla lunga fa male a tutto il sistema televisivo”. È critico il commento sul modus operandi della rete pubblica, che diventa impetuosa e si comporta come se il suo fine non fossero informazione e intrattenimento, ma fare soldi: il che, detto dall’erede del re delle reti commerciali, è incredibile. Nessuna condanna comunque a chi è attualmente al timone: “Gli errori piuttosto vengono da lontano. Chi c’è oggi ha invece una grandissima opportunità, che mi pare voglia perseguire: tornare a portare la Rai a essere prima di tutto Servizio pubblico che non vuol dire fare una tv noiosa, di documentari in bianco e nero, ma avere un’identità che la distingue dalla tv commerciale”.