“Perché la beviamo tutti”. Acque minerali, il caso dopo la denuncia dell’urologo sulla lobby: “E tanta fa anche male”
Su ilfattoalimentare.it decide di parlare Gianfranco Formicola, un urologo che ha deciso di denunciare la cosiddetta “lobby dell’acqua minerale”. Il medico racconta che le stesse sono sempre impegnate a spingere l’uso di acqua minerale in bottiglia a discapito di quella del rubinetto, spesso buona sia dal punto di vista della salute che di sapore. Il dott. Formicola allora dice: “Sono urologo e quindi di uso di acque a scopo terapeutico me ne dovrei intendere”.
Dice poi Gianfranco Formicola: “Bevo solo acqua di rubinetto, ma devo dire che sono fortunato perché vivo a Napoli dove l’acqua è buonissima e di sapore straordinario, almeno quella che proviene dall’acquedotto del Serino (una montagna a circa 80 km da Napoli ed utilizzata fin dall’antichità per dissetare la città). Per tutta la mia vita professionale (docente universitario) ho dovuto assistere e sopportare l’indecente lobbying (per usare un eufemismo) delle società produttrici di acque minerali che facevano di tutto a mezzo sponsorizzazioni per convincerci a prescrivere un’acqua minerale, piuttosto che un’altra, e a far bere ai pazienti quantità smisurate”.
“La lobby dell’acqua minerale ci spinge ad usare quella in bottiglia”
Gianfranco Formicola continua: “Per chi non lo sapesse esiste anche una patologia da intossicazione dall’introduzione eccessiva di acqua ed un disturbo collegato detto potomania. Ho sempre lottato nei ristoranti per avere acqua di rubinetto, con esiti alterni. Debbo dire che è più facile ottenerla nei ristoranti della mia città, che non incredibilmente nei Paesi di montagna, come leggo è esperienza anche di altri lettori. Le battaglie più epiche le ho dovute sostenere in Alto Adige, a San Candido, ma anche a Sestriere ed in Slovenia. Ma anche a Ischia (Sant’Angelo) o alla Maddalena ho dovuto sostenere lotte dure (con chiamata di polizia e carabinieri) per avere diritto ad un bicchiere di acqua di rubinetto”.
L’urologo sempre su Il Fatto alimentare dice: “Il caso più paradossale mi è capitato in un villaggio austriaco, dove in una trattoria ho avuto sì un bicchiere di acqua di rubinetto, ma me lo sono visto addebitare al costo di 1 euro, perché “vi era da esigere il costo del lavaggio del bicchiere” (conservo lo scontrino). Una bella esperienza la ebbi in un villaggio in provincia di Catanzaro, dove volevano costringerci all’uso di sola acqua minerale, mentre quella di rubinetto, fornita dal Comune, era buonissima”.
Conclude quindi Gianfranco Formicola: “Capeggiai una rivolta di una decina di capi di famiglia e la spuntammo. Come molti sapranno tutto ciò non è un problema in Francia e Spagna, dove per lo più, appena ti siedi, ti pongono sulla tavola una bella caraffa di acqua fresca. Ovviamente approvo la campagna de Il Fatto Alimentare, ma ci potrebbe essere di grande aiuto la consulenza di esperti avvocati che ci potrebbe suggerire come legalmente possiamo pretendere acqua di rubinetto a tavola, senza mollare e con denuncia alle autorità in caso di ostinato rifiuto. Buon acqua a tutti”.