Pensione a 74 anni, Iva al 24%, tagli… Le ricette dell’Europa che terrorizzano l’Italia
Sostanzialmente la ricetta è: tagli, ridurre il popolo alla fame, mandarlo in pensione a 74 anni, alzare l’Iva al 24%, accogliere più immigrati possibile, tagliare sanità e istruzione e dare spazio al liberismo sfrenato. Vi sembrerà quasi assurdo e paradossale, ma su LaStampa è stato pubblicato un articolo che si presenta come un dossier ma che dai toni sottende un’esaltazione delle politiche Ue tese a “risanare” gli Stati che la stessa Ue ha affamato per decenni. Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda. Ovviamente, l’Italia non è presente nell’analisi. Almeno questo… Insomma, il titolo è emblematico: “Il prezzo della cura”. E si vanno a elencare “i sacrifici dei Paesi passati dai piani di risanamento” dell’Europa. Si parte dalla Grecia, lo Stato più martoriato dalla Troika. Scrive l’autore Fabrizio Goria: “Dal default sovrano alla (parziale) rinascita. La Grecia è stata sull’orlo dell’uscita dall’eurozona, ma ha saputo riprendersi in virtù di una cura senza precedenti per i Paesi Ue”. Che bello! E da cosa era composta la medicina miracolosa? Spesa pubblica tagliata del 32,4%, austerità fiscale, indebolimento del diritto del lavoro, sospensione dei diritti di contrattazione collettiva, abbassamento del salario minimo garantito per i lavoratori. E ancora: tagli delle pensioni, abolizione delle tredicesime e quattordicesime e innalzamento a quota 74 anni. Calo delle spese per sanità e istruzione, incremento dell’Iva (fino al 24%), incremento delle imposte sul reddito e sulle proprietà immobiliari”. “Grazie” a tutto questo “il 20 agosto del 2022, Atene è uscita dalla «sorveglianza rafforzata» da parte della troika composta da Banca centrale europea, Commissione Ue e Fondo monetario internazionale”. Evviva! E poi ci sono Portogallo, Irlanda e Spagna. Vediamo.
Vediamo il caso Portogallo, ancora con Fabrizio Goria. Cosa ha previsto qui il fantastico programma di consolidamento fiscale dell’Europa? Subito una premessa: “Le misure di austerità adottate sono state draconiane, con tagli alla spesa pubblica, riduzioni a doppia cifra dei salari nel settore pubblico e aumenti delle imposte su larga scala”. Evviva! Poi la precisazione: “Queste misure, sebbene impopolari, si sono rese necessarie per ridurre il deficit di bilancio e stabilizzare il debito pubblico, che infatti è tornato su una direttrice discendente”. Via le esenzioni per i pensionati stranieri, sì alla tassazione per i nuovi affittuari che vengono dall’estero. Infine, l’Irlanda. Qui la bellissima cura europea cosa ha comportato?
Parlando dell’Irlanda, LaStampa ci tiene a dire, en passant, che a rivitalizzare Dublino non sono state solo le fantastiche cure europee, ma anche la Brexit, dipinta come il male assoluto, che avrebbe a loro dire svantaggiato l’Inghilterra a favore dell’Irlanda. Ebbene, qui si è operato con: “Ricapitalizzazione degli istituti di credito e il miglioramento della regolamentazione finanziaria per evitare il ripetersi di choc futuri. Secondo: le privatizzazioni, con il fine ultimo di ridurre un debito pubblico che nel 2010 ha toccato il 96,2% del Pil, con un disavanzo del 32,4%. Terzo, la riforma delle libere professioni, con la “Jobs Initative”, una sorta di “Jobs Act”. Detto, fatto. Insomma, quando l’Europa picchia duro, c’è solo da essere contenti! Non ci abbiamo capito niente. La sintesi, comunque, è che queste “formule” hanno generato solo disuguaglianza sociale e miseria per i più. In compenso, i miliardi di Gates e degli altri miliardari come lui sono al sicuro.