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“Qui in meno di due anni ho ottenuto una posizione che in Italia non avrei raggiunto neanche in dieci”. Parla in modo schietto Elisa Vesperini, giovane pasticcera di 25 anni. Gli ultimi due li ha passati nella capitale inglese dove lavora come supervisor in un rinomato hotel 5 stelle. “In Italia lavoravo anche più di dieci ore al giorno ma alla fine dell’anno mi rimaneva poco per costruirmi un futuro”. Eppure lei una possibilità al suo Paese l’aveva data. “Ho sempre pensato che con l’impegno e il sacrificio si potesse trovare una strada anche da noi”. Ma la sua dedizione non è bastata. Dopo un periodo di formazione a Perugia aveva fin da subito trovato un lavoro in una pasticceria vicina al centro. Partendo con un tirocinio di seicento euro che è durato un anno, era riuscita a ottenere un contratto a tempo determinato. “Ma con gli straordinari spesso non arrivavo a mille euro al mese – racconta –. Tra affitto e spese fisse, e considerato che stavo attenta a spendere il superfluo, mi rimaneva ben poco a fine mese”. E così essere indipendenti era impossibile.
Così Elisa nell’estate del 2017 fa i conti e decide di cambiare marcia. Prima valuta l’opzione di trasferirsi nel Nord Italia poi, complice un’amica che lavora nel Regno Unito, decide di puntare oltre la Manica. A Londra, città scelta da decine di migliaia di expat italiani, in appena due settimane, la giovane pasticcera trova un impiego in un’attività appena avviata, poco fuori città. La differenza è stata evidente fin da subito. “Sono partita con lo stipendio minimo che in Inghilterra varia in base all’età. Dopo tre mesi ho chiesto l’aumento: ero arrivata a Londra da pochi mesi e già guadagnavo 1700 pound”. Sulle sponde del Tamigi le opportunità non mancano. E l’anno successivo, una volta migliorata la padronanza dell’inglese, decide di fare il salto. Un altro.
Dopo una breve ricerca via agenzie interinali viene assunta come supervisor di cucina in un noto hotel a 5 stelle della capitale inglese. “Non è soltanto questione di soldi – dice -. Qui mi sento responsabilizzata”, sottolinea. Oggi Elisa gestisce un team di 5 persone, coordina i menù del giorno con lo chef e insieme ai suoi collaboratori può dare sfogo alla fantasia. “Ho la libertà di potermi esprimere senza cadere nella routine. Vado felice al lavoro e posso organizzarlo in ogni dettaglio”. I dolci, la sala di un grande hotel. Quasi una puntata di British Bake Off. “Quel che apprezzo di più è la meritocrazia: se vali vieni ricompensato, mentre da noi succede raramente”. E gli oltre 1900 pound del suo stipendio ora le permettono di guardare al futuro.
Certo, come ogni giovane expat gli affetti lasciati a casa si fanno sentire. “Il mio ragazzo lavora in Italia e per ora non credo mi raggiungerà: è il sacrificio che a volte deve pagare chi vive all’estero”, afferma. La metropoli non la spaventa, anzi: “Questa città mi dà una sensazione di familiarità. Mi sento bene e non penso di andarmene a breve”. Anche in tempi di Brexit? “Non sono un’esperta, ma la sto seguendo. Mi pare che al momento le idee non siano ancora chiare, ma non credo che andranno a toccare chi lavora: che fine farebbe Londra?”. E lancia un appello ai suoi coetanei: “Se avete problemi a trovare un lavoro stabile venite qui. L’Italia purtroppo è diventato il paese dell’incertezza per la nostra generazione”.
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