Papa Francesco, il cardinale Nzapalainga: “Ha fatto un miracolo”
La voce rotta dall’emozione, gli occhi lucidi di gratitudine. Così il cardinale Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, ha salutato Papa Francesco per l’ultima volta, custodendo nel cuore il ricordo indelebile di un pontefice che ha segnato profondamente la sua terra, la Repubblica Centrafricana, e l’intero continente africano. Presente a Roma per i funerali e il conclave, il cardinale ha condiviso con commozione l’impatto rivoluzionario che Francesco ha avuto sulla sua gente, martoriata da anni di conflitti e dimenticata dal mondo.
Il ricordo chiave è quello del 2015, quando Francesco, compiendo un gesto senza precedenti, aprì la Porta Santa a Bangui, non a Roma. Un gesto che ha segnato l’inizio di una nuova era di speranza e riconciliazione. “Entrò nella moschea togliendosi le scarpe, abbracciò l’Imam e insieme fecero un giro tra la folla. Da quel giorno, la nostra gente ha imparato a vivere da fratelli,” racconta Nzapalainga, con la voce che trema per l’emozione. “Anche dopo il suo ritorno in Vaticano, il seme della pace da lui piantato ha continuato a dare frutti.”
Il cardinale ricorda con gratitudine come Francesco non abbia mai esitato a denunciare l’abbandono dell’Africa da parte dell’Occidente, puntando il dito contro chi saccheggia le sue risorse e calpestando la dignità del suo popolo. “Ci ha insegnato che Dio è nei poveri, nei migranti, nei dimenticati. Per noi resterà per sempre il difensore dell’Africa”. Il suo insegnamento più grande, sottolinea Nzapalainga, è stata la fraternità universale: “Ha abbattuto muri, ha mostrato come cristiani e musulmani possano collaborare, stimarsi, camminare insieme. Non c’è più paura tra noi.”
Un ricordo che si imprime nella memoria è la visita alla moschea: “Ha incontrato i musulmani, è entrato togliendosi le scarpe, è andato incontro all’Imam. Poi, nel piazzale fuori, ha voluto che l’Imam salisse a fianco a lui sulla sua jeep, la papamobile. E assieme hanno fatto un giro simbolico tra la folla. Il messaggio che diedero fu potentissimo.” Un gesto dirompente che ha aperto le porte a un dialogo inaspettato e ha innescato un processo di guarigione. “C’è stato una specie di miracolo che non solo è avvenuto quando il Papa si trovava a Bangui, ma pure dopo, quando poi è ripartito”, afferma Nzapalainga.
In vista del nuovo conclave, il cardinale risponde con saggezza alla domanda se sia arrivato il momento di eleggere un Papa africano: “Non bisogna guardare al colore, alla provenienza, ma a cio che viene proposto. Il futuro Papa dovrà avere un cuore universale, amare tutti i continenti, non solo gli africani. Lo Spirito Santo ci illuminerà.”
Infine, il cardinale invita alla prudenza sulla questione della canonizzazione di Francesco: “Capisco l’emozione del momento, ma lasciamo che la Chiesa segua i suoi tempi. Francesco ci ha già indicato la via: umiltà, servizio, amore per gli ultimi.” Un lascito prezioso che continuerà a risuonare nel cuore dell’Africa e del mondo intero.