Omicidio di Chiara Poggi, concessa la semilibertà ad Alberto Stasi: cosa farà adesso
Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha concesso la semilibertà ad Alberto Stasi, condannato in via definitiva nel 2015 a sedici anni di reclusione per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco, provincia di Pavia. A partire da ora, Stasi potrà lasciare il carcere durante il giorno non solo per motivi di lavoro, ma anche per partecipare ad attività di reinserimento sociale, con l’obbligo di rientrare ogni sera nel carcere di Bollate.
Questa decisione è stata presa in seguito a un’istanza presentata dai legali di Stasi lo scorso 12 dicembre. Nonostante la Procura generale di Milano si fosse opposta alla concessione della misura alternativa, richiedendo di respingere la richiesta o, in subordine, di rinviare la decisione per effettuare ulteriori accertamenti su una recente intervista televisiva concessa da Stasi al programma “Le Iene”, il Tribunale ha deciso di procedere. Da quanto emerso, l’intervista non sarebbe stata autorizzata; tuttavia, la difesa ha replicato sostenendo che essa si è svolta durante un permesso premio regolarmente concesso, escludendo ogni violazione delle norme detentive.
Nel sostenere la richiesta di semilibertà, gli avvocati di Stasi hanno sottolineato i significativi progressi nel suo percorso di rieducazione all’interno della struttura penitenziaria. Secondo i legali, Stasi ha trovato e svolto con profitto un impiego come contabile amministrativo, con un contratto a tempo indeterminato che sarà mantenuto anche nel nuovo regime di detenzione. A supporto della richiesta sono stati presentati anche rapporti degli educatori del carcere di Bollate, che avrebbero evidenziato un “costante senso di responsabilità e correttezza” nel comportamento di Stasi, tanto nelle attività lavorative quanto in quelle culturali proposte all’interno dell’istituto.
Il caso di Alberto Stasi continua a essere uno dei più noti nella cronaca giudiziaria italiana degli ultimi decenni e la concessione della semilibertà segna un nuovo capitolo nella sua vicenda, che continua a suscitare grande attenzione e dibattito nell’opinione pubblica. Con il nuovo regime di detenzione, Stasi avrà l’opportunità di cimentarsi nel suo percorso di reinserimento sociale, una fase considerata fondamentale per il recupero e la riabilitazione dei detenuti.