Nuovo Papa dopo Francesco: chi è il favorito, ma occhio agli outsider

La macchina del conclave si è messa in moto: oggi, lunedì 28 aprile 2025, i cardinali si sono riuniti in Vaticano per la prima congregazione generale che stabilirà ufficialmente la data del conclave. Dopo la scomparsa di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile scorso, si attende ora l’elezione del suo successore, con le votazioni che si svolgeranno tra il 5 e il 10 maggio, rispettando le regole che prevedono lo svolgimento del conclave tra il 15° e il 20° giorno dopo la morte del Papa.

I protagonisti e i favoriti

Tra i cardinali più papabili, si profila con maggiore insistenza il nome di Pietro Parolin, attuale segretario di Stato Vaticano. Secondo fonti de Il Fatto Quotidiano, Parolin partirebbe con circa 40 voti già garantiti in questa fase iniziale. Di 70 anni, il cardinale si presenta come un diplomatico esperto, abile nel manovrare tra le diverse anime della Chiesa senza schierarsi apertamente né con i progressisti né con i conservatori. La sua lunga esperienza nelle relazioni internazionali, in particolare con la Cina e l’America Latina, lo rende un candidato forte e rispettato.

Tuttavia, come insegna la storia dei conclavi, “chi entra papa, esce cardinale”, e Parolin dovrà quindi mantenere e consolidare i propri consensi nelle prime votazioni per evitare sorprese o rivolgimenti.

Il contesto storico e le prospettive

Analizzando i precedenti, nel 2005 Benedetto XVI partì con 47 voti, salendo poi rapidamente a 84 e ottenendo così l’elezione. Al contrario, nel 2013 Jorge Mario Bergoglio si impose dopo una fase iniziale difficile, superando le aspettative dei pronostici favorevoli ad altri candidati come Angelo Scola. Per questo motivo, l’attenzione sarà tutta rivolta ai movimenti nelle prime settimane di votazioni, per osservare chi riesce a guadagnare terreno e se Emergeranno nuovi outsider.

Secondo il cardinale Reinhard Marx, una delle figure di spicco del conclave tedesco, tutto lascia presagire che il prossimo conclave non si prolungherà troppo. “Un Papa che sappia parlare, comunicare e credere nel Vangelo. Deve essere una figura credibile e capace di guidare con fermezza e umiltà”, ha commentato Marx, tracciando così l’identikit del neoletto.

Gli altri papabili

Oltre a Parolin, la rosa dei candidati più quotati include figure provenienti da diversi continenti e tradizioni ecclesiali, simbolo di una Chiesa sempre più globale:

  • Matteo Maria Zuppi (69 anni): Arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, progressista, vicino ai poveri e ai migranti, con esperienza in zone di conflitto come Ucraina e Russia.
  • Pierbattista Pizzaballa (60 anni): Patriarca Latino di Gerusalemme, figura di grande spicco nel dialogo interreligioso del Medio Oriente.
  • Fridolin Ambongo Besungu (65 anni): Arcivescovo di Kinshasa, voce autorevole dell’Africa, impegnato in temi di pace e giustizia sociale, anche se critico verso alcune benedizioni di unioni omosessuali.
  • Jean-Marc Aveline (66 anni): Arcivescovo di Marsiglia, molto stimato per il suo lavoro sui temi dell’accoglienza e delle periferie sociali.
  • Luis Antonio Tagle (67 anni): Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, filippino, ponte tra Asia e Vaticano, progressista sui temi sociali ma fedele ai valori tradizionali.
  • Anders Arborelius (75 anni): Cardinale svedese, simbolo della presenza cattolica in terre protestanti e impegnato su questioni migratorie.

Una Chiesa più aperta e più diversificata

I numeri dei cardinali elettori riflettono una Chiesa sempre più globale: su 135, 59 sono europei, 37 dalle Americhe, 20 dall’Asia, 16 dall’Africa e 3 dall’Oceania. Questa distribuzione indica un Papa che dovrà rappresentare e conciliiare visioni diverse, in un contesto planetario più variegato e meno eurocentrico rispetto al passato.

Le strategie e le incognite

Con 108 cardinali nominati da Papa Francesco su un totale di 135, la linea papale potrebbe continuare, ma le differenze interne sono profonde. I cardinali operano in gruppi e sensibilità diverse, e non votano in blocchi. Le congregazioni generali, in cui si confrontano e si definiscono le strategie, rappresentano un momento cruciale: mantenere o rafforzare le alleanze, attrarre nuovi voti, valutare i possibili outsider.

Il primo voto sarà decisivo: se Parolin confermasse i suoi 40 voti e ne attrasse altri rapidamente, potrebbe consolidare una posizione dominante. Tuttavia, i venti di sorpresa sono sempre dietro l’angolo e una svolta può arrivare in pochi attimi.

Il futuro del Papato

Non mancano le possibilità che il nuovo Papa sia una figura “sorpresa”, capace di incardinarsi sui valori francescani di umiltà, misericordia e testimonianza del Vangelo, ma anche di rispondere alle sfide di una Chiesa sempre più cosmopolita e aperta alle periferie del mondo.

Ora, finalmente, si attende la data ufficiale della fumata bianca: la Chiesa si prepara a un’elezione che potrà segnare un momento di svolta o confermare il cammino intrapreso, in un’epoca di profonda trasformazione e fervente attesa.

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