Natisone, il fratello di Cristian si scaglia contro i soccorritori: «Operazione teatrale»
Tragedia del Natisone, continuano le ricerche di Cristian Molnar, il ragazzo di 25 anni disperso da 9 giorni. Ora però, le parole del fratello in merito alle operazioni di soccorso stanno facendo molto discutere. (Continua a leggere dopo la foto…)
Tragedia del Natisone: Cristian è ancora disperso
Risulta ancora disperso il ragazzo 25 enne trascinato dalla piena del fiume Natisone a Premieracco (Udine). Da quel fatidico venerdì 31 non si sono mai arrestate le ricerche di Cristian Molnar e oggi i soccorritori sono al nono giorno di perlustrazione. Ogni giorno dagli ottanta ai cento soccorritori, con elicotteri, droni, imbarcazioni e unità cinofile hanno perlustato la zona. Nei giorni scorsi gli operatori hanno trovato e recuperato i corpi senza vita delle due ragazze che si trovavano con Cristian durante la tragedia. La morte di Patrizia Cormos e Bianca Doros ha spento la speranza di trovare superstiti, eppure la famiglia di Cristian non si è mai rassegnata. (Continua a leggere dopo la foto…)
Continuano le ricerche
In questa nona giornata di ricerche sono dispiegate tantissime forze per ritrovare Cristian: i sommozzatori dei Vigili del fuoco perlustrano le acque del fiume, i fluviali la superficie, i volontari della protezione civile le sponde per mappare tutte le aree. Le condizioni del meteo e di visibilità sono favorevoli e così si potrà procedere dal ponte Romano verso la verso la confluenza con il Torre. Se le ricerche resteranno senza esito si valuterà come procedere allo scadere del decimo giorno, 9 giugno 2024. (Continua a leggere dopo la foto…)
Le parole del fratello di Cristian fanno discutere
In queste ore di estrema tensione, la famiglia di Cristian Molnar non si dà pace. Secondo quanto riferito dal sindaco di Premieracco, il fratello del ragazzo disperso non si è ancora rassegnato e conserva la convinzione e la speranza che Cristian sia ancora vivo. Ora però, alcune affermazioni di Petru Radu stanno facendo piuttosto discutere. In una delle interviste rilasciate avrebbe infatti definito l’operazione di salvataggio come «molto teatrale». Un’opinione che sicuramente deriva dalla sofferenza di queste ore tormentate o, nella speranza degli impiegati nella macchina dei soccorsi, è frutto di una cattiva interpretazione delle parole pronunciate da parte dell’interprete. Eppure ci sono altri elementi che darebbero prova dei sentimenti di risentimento e di accusa della famiglia di Cristian.
Natisone, il fratello di Cristian si scaglia contro i soccorritori: «Operazione teatrale»
«Se i soccorsi fossero partiti tempestivamente, ovvero nel momento in cui la povera Patrizia li ha richiesti, oggi i ragazzi sarebbero vivi e a casa con i loro genitori». Con queste parole l’avvocato Gaetano Laghi ha espresso la dura linea d’accusa che la famiglia di Cristian intende perseguire. «Dopo aver fatto anche un sopralluogo nella località della tragedia, mi colpisce molto la sottovalutazione della situazione iniziale», ha affermato il legale in una recente intervista. «Mi aspetterei, da chi è preposto a ricevere telefonate e richieste d’aiuto una preparazione tale che, avendo notizie di una persona che si trova in quel posto preciso, sappia come intervenire. Probabilmente sono stati quei primi momenti di sottovalutazione del pericolo che hanno poi determinato il fatto che i ragazzi non siano stati salvati in tempo». (Continua a leggere dopo la foto…)
L’ipotesi agghiacciante sulla macchina dei soccorsi
«Conseguentemente – ha concluso l’avvocato Laghi – bisognerà valutare il grado delle omissioni, perché il procuratore di Udine dice che si parla di omissioni e su questo siamo d’accordo. Purtroppo, però, è un’omissione, un ritardo che ha inciso sul soccorso. Posso ribadire che sono intimamente convinto di questa circostanza: se i soccorsi fossero partiti tempestivamente oggi i ragazzi sarebbero vivi». Un’affermazione forte che sicuramente avrà bisogno di essere supportata da prove consistenti. Per il momento, alla vicenda si aggiunge altra amarezza. Al dolore delle famiglie delle vittime del Natisone si aggiunge lo sconforto dei tantissimi soccorritori che hanno lavorato incessantemente per le ricerche e sulle quali ora è stata gettata un’ombra.