“Nascosto in un metro quadrato”. Arresto Giacomo Bozzoli, così si è tradito

Dopo undici giorni di latitanza, Giacomo Bozzoli, condannato all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario Bozzoli, è stato trovato nascosto nella sua villa a Soiano del Garda, nel Bresciano. I carabinieri lo hanno scovato nel cassettone del letto matrimoniale, mettendo fine a una caccia all’uomo iniziata il primo luglio, quando i militari si erano presentati per notificargli la sentenza definitiva della Cassazione e arrestarlo, senza trovarlo. Il procuratore di Brescia, Francesco Prete, ha chiarito i dettagli dell’arresto durante una conferenza stampa”.

Abbiamo capito che era nella villa di Soiano e lo abbiamo trovato nascosto in un cassettone del letto matrimoniale,” ha detto il magistrato. Nel borsello di Bozzoli sono stati trovati 50mila euro in contanti. Prete ha anche rivelato che Bozzoli si era recato in Spagna con la compagna e il figlio, per poi tornare in Italia con mezzi di fortuna. “Riteniamo che non avesse intenzione di costituirsi. Lo dimostra il ritrovamento nel cassettone del letto matrimoniale. Si è proclamato innocente e ha detto che vorrà dimostrarlo”, ha aggiunto Prete.

Arresto Giacomo Bozzoli, era nascosto nel cassettone del letto

Quando è stato arrestato, Giacomo Bozzoli indossava una t-shirt, con capelli spettinati, barba e baffi, apparentemente ignaro che la villa fosse costantemente monitorata. I carabinieri, notando movimenti sospetti, sono entrati nell’abitazione, trovando Bozzoli nascosto e arrestandolo. L‘ultima volta che Bozzoli era stato visto, era in compagnia del figlio di nove anni e della compagna Antonella Colossi, ripresi dalle telecamere di un hotel a Marbella.

La donna e il bambino erano rientrati in Italia il 5 luglio, ma gli interrogatori non avevano prodotto risultati utili. Nonostante ciò, Giacomo Bozzoli e la sua Maserati Levante sembravano svaniti nel nulla, suggerendo l’esistenza di appoggi per la sua fuga. La procura di Brescia ha aperto un’inchiesta contro ignoti per “procurata inosservanza della pena” in relazione alla latitanza dell’uomo. Secondo il Corriere della Sera, l’arresto di Bozzoli è avvenuto in modo drammatico ma anche quasi ridicolo: rannicchiato nel cassettone del letto, disperato e in lacrime, implorava i carabinieri di vedere suo figlio.

L’obiettivo degli inquirenti ora è individuare eventuali complici che possano aver aiutato Bozzoli a progettare e realizzare la fuga, fino al ritorno nella sua villa nel Bresciano. La Cassazione aveva confermato il primo luglio scorso la condanna all’ergastolo per Giacomo Bozzoli, riconoscendolo colpevole dell’omicidio dello zio Mario, imprenditore di Marcheno scomparso l’8 ottobre 2015. La Corte ha confermato la doppia condanna già inflitta in primo grado e in appello a Brescia. Per i giudici, Giacomo Bozzoli avrebbe gettato lo zio nel forno della fonderia di famiglia, nonostante il corpo non sia mai stato ritrovato. In questi nove anni, Bozzoli era sempre rimasto in libertà e non aveva partecipato all’udienza finale a Roma, dove invece era presente suo padre Adelio. Si pensava fosse a casa ad attendere il verdetto, ma in realtà aveva già iniziato una fuga disperata, conclusasi nella sua villa sul lago. L’arresto di Giacomo Bozzoli segna la fine di una lunga e complessa indagine, lasciando ora spazio alle ulteriori indagini per scoprire eventuali complici e chiarire tutti gli aspetti della vicenda.