Moussa Sangare e il mito di Erostrato: cos’è
È passato quasi un mese dalla tremenda notte del 30 luglio, quando Sharon Verzeni, una barista di 33 anni, è stata uccisa a Terno d’Isola, in provincia di Brescia. Quella notte, Sharon aveva deciso di fare una passeggiata intorno a mezzanotte, un’abitudine che aveva preso nelle ultime settimane. Purtroppo, solo 50 minuti dopo essere uscita di casa, è stata ritrovata senza vita, colpita mortalmente da quattro coltellate.
Con le ultime forze che le rimanevano, Sharon è riuscita a chiamare i carabinieri, cercando disperatamente aiuto. Nonostante l’intervento immediato delle forze dell’ordine e dei soccorritori, per lei non c’è stato nulla da fare. Questo dettaglio straziante ha reso la vicenda ancora più dolorosa e misteriosa, poiché non era chiaro chi potesse averle fatto del male in modo così crudele.
In queste settimane, le autorità hanno lavorato senza sosta per risolvere il caso. Grazie a un’intensa attività investigativa, il cerchio si è chiuso intorno a un uomo che era stato avvistato sfrecciare in bicicletta per le strade di Terno d’Isola la notte del delitto. Sottoposto a interrogatorio, il sospettato ha infine confessato.
Si tratta di Moussa Sangare, un uomo di origini africane, la cui confessione ha lasciato tutti senza parole.”Non so spiegare perché sia successo, l’ho vista e l’ho fatta fuori,” ha dichiarato l’uomo alle forze dell’ordine. Le sue parole, agghiaccianti nella loro semplicità, hanno scosso profondamente la comunità e gli inquirenti.
Al momento, non sembra esserci un movente chiaro dietro questo delitto, lasciando la famiglia di Sharon e l’intera cittadina di Terno d’Isola nell’incredulità e nello sgomento. Con l’arresto di Moussa Sangare, la giustizia ha iniziato a fare il suo corso, ma il vuoto lasciato dalla perdita di Sharon Verzeni è incolmabile. Cosa può essere passato nella mente dell’uomo? La psicologia tira in ballo il mito di Erostrato: scopriamo di cosa si tratta
Il motivo per cui Moussa Sangare ha eliminato la povera Sharon Verzeni rimane avvolto nel mistero, almeno per il momento. La procuratrice aggiunta Maria Cristina Rota ha sottolineato che non si tratta di un delitto motivato da ragioni religiose o di altra natura, aggiungendo: “Poteva capitare a chiunque di noi”. Un’affermazione che fa riflettere, ma che lascia basiti se non si approfondiscono alcuni aspetti fondamentali di natura psicologica.
Anche Moussa, durante l’interrogatorio, ha espresso dispiacere per quanto accaduto, pur riconoscendo che “non c’è più nulla da fare”. L’avvocato d’ufficio di Sangare, Giacomo Maj, ha suggerito che potrebbe esserci una problematica psichiatrica alla base del gesto, ma gli esperti invitano alla cautela.
Emi Bondi, presidente della Società Italiana di Psichiatria, ha affermato che è troppo presto per parlare di una vera e propria patologia mentale. Bondi ha spiegato che un disturbo psichico raramente esordisce con un delitto, poiché di solito presenta una serie di sintomi preliminari. Il “mi andava di farlo” pronunciato da Sangare non la convince, poiché anche nei casi più estremi, come quelli dei serial killer, esistono motivazioni latenti che spingono a compiere atti violenti.
Luigi Zoja, psicoanalista e sociologo, avverte che parlare di casualità del male è troppo facile. Egli ritiene che, sebbene questo caso sia clamoroso, il rischio di episodi simili potrebbe aumentare in futuro, come già accade in altre società più moderne. Zoja fa riferimento alla “sindrome psichiatrica del mito di Erostrato“, secondo cui l’anonimato e la frustrazione possono spingere individui a compiere atti estremi per ottenere visibilità.
“La sindrome psichiatrica del mito di Erostrato, anonimo pastore che incendiò il Tempio di Artemide a Efeso, spinto dalla speranza di diventare famoso. Non sopportava che chi aveva costruito una delle sette meraviglie del mondo fosse importante e lui no. Tutti vogliono diventare famosi”, ha spiegato l’esperto. Naturalmente, si tratta solo di congetture, serviranno analisi più approfondite per fare davvero luce su quanto accaduto.