“Mia figlia è figlia di mio figlio”. La confessione choc della famosa attrice: scoppia la bufera
Ana Obregon, la famosa attrice spagnola, diventa mamma a 68 anni grazie alla maternità surrogata. La frase “Mia figlia è figlia di mio figlio” potrebbe essere interpretata come uno scherzo, oppure uno sbaglio di battitura. Ma in realtà è proprio così, Ana Obregon ha partorito la figlia di suo figlio. Ecco di cosa si tratta e cosa è successo.
Ana Obregon diventa mamma a 68 anni
La vicenda di Ana Obregon parte dalla volontà di suo figlio Aless, di diventare padre. Avrebbe voluto così tanto avere un figlio da arrivare a congelare il proprio liquido seminale quando il destino gli ha riservato una delle notizie peggiori che possano arrivare: diagnosi di tumore. Il suo desiderio era così grande che prima di lasciare la sua famiglia avrebbe cercato in tutti i modi di realizzare il suo sogno. Ecco infatti che questo grande desiderio sarebbe sopravvissuto a lui stesso, con la speranza che qualcuno potesse realizzarlo. Ci ha pensato la mamma, Ana Obregon, a darsi da fare.
Maternità surrogata
Ecco infatti che, tre anni fa, il 13 maggio del 2020, Aless è morto e quello stesso giorno la mamma Ana Obregon ha fatto una scelta precisa: “Ho deciso di iniziare il processo di maternità surrogata, che implica la partecipazione di una donatrice di ovulo e di una gestante, il giorno stesso in cui lui è volato in cielo”. In sostanza, sono quattro le persone coinvolte in questa nascita: Aless che ha donato gli spermatozoi, un’altra donna l’ovulo e l’attrice che ha poi partorito.
Ana Obregon: “Non è mia figlia, è di Aless”
In un’intervista esclusiva alla rivista ¡Hola!, la donna ha rivelato che la bimba di Ana Obregon nata in Florida è stata concepita con il seme di suo figlio Aless, deceduto a 27 anni nel 2020 in seguito a un cancro. “Non è mia figlia, è mia nipote. È di Aless”, ha raccontato. Per descrivere il caso più discusso degli ultimi giorni in Spagna, l’attrice ha parlato di un “lungo cammino”, costellato di “medici, avvocati e agenzie”, come ragione per “rimanere in vita”.