Maurizio Costanzo, due anni dopo la morte la figlia Camilla rompe il silenzio: “È stata una mia scelta”
Camilla Costanzo non è solo “la figlia di Maurizio Costanzo”. È una scrittrice con una voce propria, un passato intricato, e un presente in cui la maternità e la scrittura si intrecciano. In occasione dell’uscita del suo nuovo libro, Tempo al Tempo, una raccolta di racconti che esplora il cambiamento delle relazioni attraverso il tempo, Camilla si racconta con un’onestà che colpisce, scavando tra i ricordi di un’infanzia complicata, un padre distante e un’identità costruita a fatica, ma con determinazione.
“Non ho mai avuto una famiglia regolare”, confessa in un’intervista a La Stampa. “Per questo l’ho sempre cercata”. Una ricerca che l’ha portata, col tempo, a costruire un nucleo familiare tutto suo, qualcosa che per molto tempo credeva di non poter avere. Crescere sotto il peso di un cognome così ingombrante non è stato semplice. “Guardano me per vedere lui, cercano me per trovare lui”, riflette Camilla, raccontando la sensazione di essere costantemente osservata come proiezione di qualcun altro. Eppure, ha sempre voluto affermarsi per ciò che è, e non per chi l’ha generata.

Camilla Costanzo: “Mio padre non ha mai letto niente di mio”
Le domande sul padre sono inevitabili, e lei le affronta con una disarmante lucidità. “Mi dà fastidio?”, si chiede ad alta voce. “Sono preparata”, risponde, lasciando trapelare una malinconia sottile. La sua vita, dice, è stata segnata dall’invisibilità: il bisogno di essere vista da un padre sempre troppo impegnato, troppo lontano. Una delle confessioni più intime riguarda proprio il rapporto artistico – o meglio, la sua assenza – con Maurizio Costanzo. “Non ha mai letto niente di quello che scrivevo. Gli dava angoscia”, racconta. Nemmeno i film del fratello, Saverio Costanzo, trovavano spazio nella sua attenzione. “Mi chiamava e mi diceva: ‘Dimme te prego come va a finì’. Era in ansia, credo. Non lo so spiegare”.

Camilla, però, non lo giudica con durezza. Ha imparato a decifrare quel distacco non come disinteresse, ma come sofferenza. “Non leggeva e non giudicava, ma mi accordava sempre una grande fiducia, e questo mi responsabilizzava”. Una fiducia silenziosa, mai urlata, che però le ha dato lo spazio per crescere artisticamente libera. Cresciuta soprattutto con la madre, la scrittrice Flaminia Morandi, Camilla ha ricevuto un amore diverso, più attento all’interiorità che alla visibilità. “Mi ha insegnato a vedere altro”, dice. E quel “altro” è diventato la base della sua sensibilità letteraria e del suo sguardo sul mondo.

La figura di Maurizio Costanzo, però, rimane centrale nel racconto della sua formazione. Un padre amato ma inaccessibile, troppo preso dal suo lavoro per essere davvero presente. “Ero innamorata di lui, lo inseguivo. Dovevo andare io da lui, lo incontravo sempre in uno studio, in un teatro”, ricorda. Un uomo che, secondo lei, non riusciva a vivere senza l’adrenalina del lavoro, senza sentirsi “niente”.
Il rapporto con il padre è stato segnato anche da un dissenso ideologico e culturale. Camilla non ha mai condiviso alcune scelte televisive di Costanzo, come Buona Domenica, che definisce “una deriva”. Eppure, riconosce l’unicità del Costanzo Show, che amava profondamente. “Quello che faceva lui oggi viene esasperato da Cruciani a La Zanzara”, osserva, tracciando un paragone che sa di elogio e critica insieme. E sebbene non amasse Berlusconi, ammette che suo padre godeva, all’epoca, di una libertà che oggi sarebbe impensabile.
La sua scrittura nasce anche da queste contraddizioni. In Tempo al Tempo, al centro ci sono le donne, ma non mancano riflessioni sul mondo maschile. “Gli uomini oggi sono consapevoli della loro inadeguatezza, non più del loro potere”, afferma. Una frase che sintetizza bene la sua visione delle relazioni contemporanee: fluide, complesse, mai giudicanti. E poi c’è la maternità, l’esperienza che più l’ha trasformata. È solo dopo averla vissuta profonda…