Manovra, arrivano 500€ in busta paga. Ecco il primo successo del nuovo Governo.
Somma che potrebbe essere legata ad un credito d’imposta, magari mediante la sterilizzazione del “bonus Renzi” da 80 euro mensili, o ad un taglio dei contributi a carico dei lavoratori. In entrambi i casi i 5 miliardi l’anno di minori entrate/maggiori spese potrebbero essere copertio con un mix di tagli alla spesa “improduttiva” e tramite un parziale incremento dell’Iva (ad esempio ritoccando dal 10% al 13% l’aliquota intermedia), tenendo presente che si parte da contributi in busta paga del 9% a carico dei lavoratori e che ogni punto percentuale che si volesse ridurre costerebbe circa 2,5 miliardi di euro l’anno.
Il viceministro dell’Economia Antonio Misiani
In entrambi i casi si punterebbe a lasciare più soldi nelle tasche degli italiani, magari erogando la cifra assieme a una mensilità (si è parlato di luglio, alla vigilia delle ferie estive), come una sorta di “quattordicesima”, per stimolare la domanda interna e così far accelerare la crescita, altrimenti sempre asfittica e molto dipendente dall’andamento dell’export. Restano tuttavia molte incognite in grado di determinare l’esito dell’intera manovra.
Anzitutto resta da capire se la misura sarà “erga omnes” o con un tetto alle retribuzioni e se questo sarà di 26 mila euro, ricalcando la platea dei beneficiari del bonus da 80 euro più gli incapienti, di 35 mila euro, o più elevato. Ovviamente più si alza l’asticella maggiore sarebbero le coperture da trovare e più “spalmato” l’effetto della misura. Poi resta da capire se effettivamente si tratterà di taglio del cuneo fiscale, ossia di una riduzione delle imposte dirette (Irpef) sul reddito da lavoro dipendente, o se non avrà piuttosto natura di “bonus” con l’erogazione, appunto, a chi rientri entro determinati limiti reddituali di una “una tantum” senza che le aliquote Irpef siano in alcun modo modificate.