“Ma vai a fare in cu***”. Bruno Vespa, scoppia la lite sul treno con un passeggero: il motivo

Clamoroso episodio con Bruno Vespa protagonista di una lite improvvisa sul treno. Era dunque in viaggio, quando un passeggero ha deciso di avvicinarsi al conduttore Rai e gli ha domandato se potessero farsi una foto insieme. Il presentatore di Porta a Porta ha acconsentito, ma questo viaggiatore ha cominciato a registrare un video che ha iniziato a farlo innervosire.

In particolare, Bruno Vespa ha cominciato questa lite sul treno proprio per quanto detto dal passeggero. Nei suoi confronti è arrivata una vera e propria contestazione e il conduttore 80enne non ci è andato leggero: “Ma vada a fare in cu***“. Poi il filmato è stato caricato su Instagram dallo stesso viaggiatore, che è un personaggio conosciuto in rete.

Bruno Vespa, lite in treno: “Vai a fare in cu***”

Dunque, la conversazione tra Bruno Vespa e questo passeggero è scaturita in una lite sul treno. Il viaggiatore ha detto: “Scusi se la disturbo, possiamo fare una foto?”. E Vespa: “Certo, ci mancherebbe altro”. Ma poi ecco arrivare l’attacco: “Bruno Vespa, uno dei professionisti della disinformazione“. E poi le critiche sono proseguite ancora.

A puntare il dito contro il conduttore è stato il fondatore del giornale L’indipendente, Matteo Gracis, che ha aggiunto: “Bruno Vespa, uno dei più grandi professionisti della disinformazione, del giornalismo che è megafono della voce dei padroni“. E Vespa: “Giusto. Ora può accomodarsi? Se ne va democraticamente o se ne va da solo? Vada al diavolo“.

Gracis ha poi esclamato nel video, quando si è allontanato da Bruno Vespa: “La mia contestazione è stata educata, civile, pacifica, senza insulti e mi sono anche scusato per l’incursione. L’ho contestato perché è giusto esternare a questi soggetti, abituati ad autografi e selfie, il proprio dissenso. I danni causati da pennivendoli simili sono incalcolabili. Hanno rincoglionito e lobotomizzato generazioni di italiani. Mi sembrava il minimo. Avete notato l’incapacità ad alcuna volontà di confronto. Se capitasse a me, ascolterei chi mi critica per ribattere. Questi non sono abituati perché è tutta una vita che sono abituati ai tappeti rossi”.