Quando Malachia, arcivescovo di Armagh vissuto nel XII secolo, si recò in pellegrinaggio a Roma, qualcosa smosse immediatamente il suo animo. Non appena fece visita alla basilica di San Paolo, ebbe una visione sui futuri papi, da cui trasse ispirazione per comporre i celebri motti latini che profetizzano tutti i pontificati a partire da Celestino II.
A far raggelare è soprattutto l’ultima profezia, quella su Papa Francesco, che sta tornando in auge proprio dopo il suo decesso. Quest’ultimo, è descritto sostanzialmente come il penultimo Papa, dopo il quale subentrerà Pietro il Romano che, dopo molte tribolazioni nella Chiesa, assisterà alla fine di Roma e del mondo. E per molti non è un caso che uno dei candidati sia l’italiano Pietro Parolin attuale segretario di Stato del Vaticano e possibile “papabile” nel Conclave che si aprirà a breve.
Lo scorso marzo si sono celebrati i 12 anni esatti di pontificato di Papa Francesco, il primo papa proveniente dal continente americano eletto al soglio pontificio dal 13 marzo del 2013. Considerato da tutti un profondo innovatore di quei canoni ormai obsoleti della Chiesa Cattolica, il 266° Papa recentemente scomparso ha sdoganato nel corso degli anni diversi argomenti considerati intoccabili.
Recita così l’oscura profezia di Malachia: “Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà rasa al suolo e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.”. Suona davvero tanto eloquente quanto inquietante, l’ultima profezia dei 112 motti ritrovati nel 1595.
Ora in molti si interrogano circa la veridicità o meno del documento, a sollevare qualche dubbio il fatto che le profezie negli anni prossimi al ritrovamento sembrano perfettamente concordare, successivamente divengono sempre più vaghe ed arbitrarie. Che si tratti di un falso storico fatto ritrovare per influenzare l’elezione dei papi? Non resterà che attendere l’ultima profezia.