“La morte va accettata”. Malato terminale di cancro, il mito dello sport fa piangere il mondo
“Ero completamente sano, poi sono crollato, sono svenuto e sono finito in ospedale. Dopo un consulto medico ho scoperto di avere avuto in ictus e che avevo già un tumore. Non so da quanto tempo, forse un mese, forse un anno. Si è scoperto che avevo il cancro ma il giorno prima avevo corso cinque chilometri. È venuto dal nulla, e questo ti sciocca. Non sento grandi dolori”.
“Ma mi è stata diagnosticata una malattia che puoi rallentare ma che non puoi operare. Quindi è quello che è. Nel migliore dei casi mi resta un anno, nel peggiore anche meno. In realtà nessuno può esserne sicuro con certezza, è meglio non pensarci. Puoi in qualche modo ingannare il tuo cervello, pensare positivo e vedere le cose nella maniera migliore”.
Sven Goran Eriksson, messaggio da brividi ai fan
“Non perderti nelle avversità, perché questa ovviamente è la più grande di tutte, ma ricavare comunque qualcosa di buono da questa esperienza”. Con queste parole, lo scorso gennaio, Sven Goran Eriksson, all’ex tecnico di Sampdoria, Parma, e Lazio tra le altre, malato terminale per un cancro al pancreas, aveva scioccato il mondo.
Adesso, torna a parlare, un messaggio che sa di addio. “Ho avuto una bella vita. Penso che tutti noi abbiamo paura del giorno in cui moriremo ma la vita riguarda anche la morte. Spero che alla fine la gente dirà, sì, era un brav’uomo, ma non tutti lo diranno”, dice nel documentario dedicato da Prime.
“Spero che mi ricorderete come un ragazzo positivo che cercava di fare tutto il possibile. Non dispiacetevi, sorridete. Grazie di tutto, allenatori, giocatori, il pubblico, è stato fantastico. Prendetevi cura di voi stessi e prendetevi cura della vostra vita. E vivetela”.