Venerdì, Pablo Gonzalez, 48 anni, di origini salvadoregne e impiegato in una ditta di manutenzione stradale, è stato fermato con l’accusa di omicidio volontario aggravato, occultamento e soppressione di cadavere. Gli inquirenti sospettano che in quel borsone ci fosse proprio il corpo di Jhoanna, 40enne connazionale e babysitter presso una dottoressa del luogo. Di lei non si hanno più notizie da quando, nel pomeriggio del 24 gennaio, era rientrata nel monolocale che condivideva con Pablo e l’ipotesi è che l’uomo l’abbia uccisa e fatta a pezzi, per poi trasportarla altrove.
«Non le avrei mai fatto del male», ha dichiarato il 48enne, sostenendo che la compagna se ne fosse andata di sua spontanea volontà, portando via solo poche cose. Il 31 gennaio, ben sette giorni dopo la sua scomparsa, Pablo si era recato dai carabinieri per denunciare l’allontanamento, dichiarando di aver pensato che Jhoanna fosse da un’amica. Ma il suo racconto presentava troppe incongruenze. «Avevo lavorato tutto il giorno. Tornato a casa, mi sono addormentato davanti alla tv. Quando mi sono svegliato, lei non c’era più», ha raccontato agli inquirenti.
L’ultima traccia del telefono di Jhoanna risale alle 00:39 del 25 gennaio, quando un’amica aveva ricevuto un messaggio su WhatsApp, mai più seguito da risposte. Da quel momento, il telefono è rimasto spento e non ci sono stati movimenti bancari.
Le telecamere raccontano però una storia diversa: Pablo viene ripreso mentre trasporta il borsone nel garage e, il giorno seguente, esce in auto per tre ore in direzione di Treviglio, vicino al fiume Adda. Gli investigatori ipotizzano che potrebbe aver scaricato il borsone proprio in quella zona. Sabato sarà interrogato dal gip Anna Calabi per la convalida del fermo, mentre i carabinieri effettueranno nuovi rilievi nel monolocale, usando il luminol per cercare tracce di sangue.