Italia, prima un boato e poi la scossa di terremoto: i primi aggiornamenti

Un terremoto è un fenomeno naturale caratterizzato da una vibrazione o oscillazione improvvisa e rapida della crosta terrestre, causata dal rilascio di energia accumulata nelle rocce in profondità. Questa energia si libera quando le tensioni accumulate superano la resistenza delle rocce, provocando una frattura lungo una faglia, ovvero una zona di debolezza nella crosta terrestre.

Il punto all’interno della Terra da cui si origina il terremoto è chiamato ipocentro, mentre la sua proiezione in superficie è detta epicentro.I terremoti possono variare notevolmente in termini di intensità e magnitudo. La magnitudo, misurata con la scala Richter o la scala momento, quantifica l’energia rilasciata, mentre l’intensità, valutata con la scala Mercalli, descrive gli effetti del sisma sulle strutture e sull’ambiente.

I terremoti più lievi possono passare quasi inosservati, mentre quelli più forti possono causare distruzioni massive, innescare tsunami o modificare il paesaggio. Le cause dei terremoti sono principalmente legate ai movimenti delle placche tettoniche, che galleggiano sul mantello terrestre. Tuttavia, possono anche essere provocati da attività vulcaniche, cedimenti del suolo o attività umane, come l’estrazione di risorse o la costruzione di grandi dighe.

L’Italia è uno dei Paesi europei con la più alta sismicità, a causa della sua posizione geologica complessa. Situata tra la placca euroasiatica e quella africana, l’Italia è attraversata da diverse faglie attive che generano terremoti di varia intensità. Le aree più esposte al rischio sismico si trovano principalmente lungo l’Appennino, la fascia alpina e le zone vulcaniche come quelle attorno all’Etna, al Vesuvio e ai Campi Flegrei.

E’ di questi minuti la notizia che nessuno avrebbe mai voluto ricevere: la terra è tornata a tremare in Italia. Un boato fortissimo quello che ha squarciato il silenzio della notte, seguito poi dal consueto tremore che ha fatto oscillare ogni cosa.

L’evento sismico è stato registrato dai sismografi dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Non si tratta di un fenomeno isolato: una scossa di analoga intensità era già stata rilevata il 19 gennaio scorso, con epicentro a soli 200 metri di profondità.

Nella notte scorsa, alle ore 5:46, una scossa di terremoto di magnitudo 2.6 ha interessato l’area del Vesuvio, con un ipocentro localizzato a circa un chilometro di profondità. Francesca Bianco, direttrice del Dipartimento Vulcani dell’Ingv, ha precisato che queste scosse non sono legate a una ripresa dell’attività vulcanica, ma a un fenomeno di subsidenza, ovvero un lento abbassamento del cratere vesuviano, in corso da decenni.

Questo processo, iniziato dopo l’ultima eruzione del Vesuvio, avvenuta il 17 marzo 1944, è ben documentato nei bollettini dell’Osservatorio Vesuviano. Nonostante la magnitudo modesta, le scosse sono spesso avvertite dalla popolazione a causa della loro superficialità e della densità abitativa dell’area vesuviana.

Tuttavia, l’Ingv rassicura: al momento non vi è alcun segnale di attività vulcanica in corso. Il Vesuvio, composto dal Monte Somma e dal cono vulcanico formatosi dopo l’eruzione del 79 d.C. che distrusse Pompei, è oggi in fase di quiescenza. Dal 1944, l’attività si limita a fenomeni fumarolici e a una bassa sismicità.

Il vulcano è costantemente monitorato dall’Osservatorio Vesuviano, che dispone di una rete avanzata di strumenti, tra cui 14 stazioni GNSS permanenti e 4 nuove stazioni installate dopo il 2023, oltre a sensori sismici e geochimici. Questo sistema di sorveglianza garantisce un controllo continuo, permettendo di valutare eventuali cambiamenti e di proteggere le comunità locali.