Intestino irritabile: la dieta da seguire
Quando mangiare non rappresenta più uno dei piaceri della vita ma provoca dolori addominale e fastidi, è il momento di correre ai ripari. La sindrome dell’intestino irritabile può causare non pochi problemi e i suoi sintomi non devono essere sottovalutati.
Anche se l’intestino viene definito da qualche anno come il “secondo cervello” dell’uomo, c’è da dire che quando non funziona a dovere può diventare fonte di malesseri di non poco conto, i quali, nel tempo, vanno a condizionare in modo pesante parecchi aspetti della vita quotidiana.
Anche una cena con amici, un aperitivo con colleghi o un semplice spuntino possono innescare spiacevoli conseguenze e, nei casi più gravi, si può arrivare ad avere influenze anche nella vita sociale, cominciando a mostrarsi irritabili, spenti e privi di vitalità.
Malessere come gonfiore, stipsi, crampi o diarrea sono un importante indice di un disturbo che diventa sempre più frequente ed è la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) o, più semplicemente, colite.
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Cosa succede al nostro intestino
La difficoltà maggiore in questi casi è la corretta diagnosi: infatti, i sintomi possono variare molto da persona a persona e anche di settimana in settimana. Questo genera confusione e spesso l’IBS non viene considerata come possibile opzione in quanto i sintomi sono simili a malattie come il morbo di Chron, celiachia o colicistite. Essendo anche presente una forte componente nervosa, la maggior parte delle volte questa patologia trae in inganno, per cui possono passare anche anni prima che venga riconosciuto il problema.
Nonostante non esistono cure che possano far guarire definitivamente dall’intestino irritabile, la notizia buona è che si può agire sia farmacologicamente che tramite una corretta alimentazione, per mantenere sotto controllo tutti i sintomi.
Il nostro intestino funziona in modo specifico per assimilare ciò che lo stomaco ha digerito. Tutto ciò che mangiamo viene scisso in carboidrati, proteine e grassi che a loro volta verranno divisi in zuccheri, amminoacidi, acidi grassi e glicerolo. Queste molecole dovranno essere assorbite dall’intestino tenue mentre solo le fibre, che non sono digerite, verranno trattenute in modo da non influenzare la digestione e passeranno direttamente nel colon dove saranno attaccate dalla flora batterica presente e libereranno nutrienti fondamentali, oltre che andare a formare la massa fecale. E’ proprio quando c’è una maggiore sensibilizzazione di quest’ultima parte dell’intestino che si possono avere problemi.
Il ruolo delle fibre
Quando ci si è accertati di soffrire di colon irritabile, l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale nel controllo dei sintomi e spesso rappresenta un elemento aggravante: la maggior parte dei cibi può portare a dolori o gonfiori e questa condizione genera uno stress a volte difficile da gestire.
In realtà, la scelta dei giusti alimenti rappresenta un vero alleato per tornare a vivere una vita serena e non dover rinunciare alla convivialità.
Tra gli alimenti più discussi quando si parla di intestino irritabile, ci sono le fibre. Poco conosciute dai più, spesso non regolate nella migliore maniera, le fibre rappresentano un vero toccasana per il nostro organismo in quanto non solo lo regolano, ma si occupano anche di mantenere costanti i valori del colesterolo e dell’insulina, mantenendo regolare i livelli di glicemia.
La fibra contenuta negli alimenti è formata da carboidrati complessi non digeribili dal nostro corpo e si può dividere in solubile e insolubile. La prima si trova nei cereali come l’avena o l’orzo, i legumi e alcuni frutti e ortaggi e favorisce il passaggio del cibo attraverso l’intestino; la seconda invece rallenta l’assorbimento ed è contenuta nella pula dei cereali integrali, nella crusca di grano e nelle bucce di frutta e ortaggi. Entrambi i tipi di fibra fanno bene al corpo ma in modo diverso. La fibra solubile viene tollerata anche quando si soffre di irritabilità intestinale mentre su quella insolubile la tollerabilità è molto varia.
In una corretta alimentazione le fibre non possono mancare e sarebbe necessario assumerne circa 30-40 grammi al giorno. Tuttavia se non la si consuma frequentemente, è meglio cominciare ad introdurla in modo graduale, per dare tempo all’intestino di abituarsi alla sua presenza.
Via libera, quindi a colazioni a base di cereali di avena e di grano, seguite da piccole porzioni di fibra contenute negli ortaggi e nella frutta ripartite durante la giornata.
Si, quindi, soprattutto ad arance, kiwi, prugne, oltre che legumi, carciofi e carote.
Fondamentale è il ruolo dell’acqua: ogni giorno bisogna bere almeno 8 bicchieri di acqua, l’intestino ne richiede grandi quantità per lavorare bene!
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I diversi sintomi e l’alimentazione
La sindrome dell’intestino irritabile può presentarsi con sintomi diversi e talvolta opposti: oltre al meteorismo, al dolore addominale accompagnato da “brontolii” della parte bassa dell’addome, possono essere presenti stipsi o, al contrario, diarrea.
Nel primo caso sarà fondamentale regolare nel giusto modo le fibre, assumendole quotidianamente con una abbondante dose di acqua, dilazionata nella giornata.
Via libera a farina d’avena, frutti di bosco, pere, pesche, uva, ceci, sedano e carote.
In caso di diarrea, invece, conviene concentrarsi su alimenti come banana, riso bianco, cracker di riso, latte di riso e pollo, seguiti da integratori salini che non contengano zuccheri e probiotici che contengano il lievito “Saccharomyces boulardii”.
Conviene, in ogni caso, fare dei pasti piccoli e frequenti per non sovraccaricare l’intestino di eccessivo lavoro.
Un tipo di dieta che si è mostrata particolarmente efficace per questa patologia è la dieta a basso contenuto di FODMAP. Essi rappresentano una serie di carboidrati fermentabili la cui presenza irrita le pareti intestinali. Una diminuzione di questi carboidrati porta un sensibile miglioramento dei sintomi avvertiti.
Un esempio di dieta per l’intestino irritabile
Ecco quindi, una settimana tipo per una persona che soffre di intestino irritabile: devono essere presenti almeno 5 pasti al giorno, accompagnati da attività fisica, evitando grassi e cibo spazzatura e moderando drasticamente il consumo di caffeina e alcool. E’ consigliabile evitare anche alcune spezie come il peperoncino, lo zenzero, l’aglio e il curry mentre è possibile usare basilico, origano, timo e rosmarino.
Tutti i giorni
Colazione a scelta tra:
Bevanda vegetale (soia, riso, mandorla, cocco) senza zuccheri aggiunti con caffè amaro
Fiocchi d’avena o di mais
Un cucchiaio di semi oleosi (chia, lino, sesamo, ecc.)
Piccola porzione di frutta secca (noci, mandorle, pinoli, ecc.)
Frullato con banana, mela prugna
Porridge di Quinoa
Caffè
Orzo o tè matcha
Fette biscottate integrali con marmellata
Frutta secca
Spuntino a scelta tra:
Smoothie con kiwi e banane
Barrette di quinoa
Crackers con farina di mandorle
Macedonia di frutta (pesca, mela, kiwi)
Frutta secca
Giorno 1
Pranzo:
Riso bollito con un cucchiaio di parmigiano
Tofu alla piastra con carote e zucchine
Cena :
Filetto di sgombro
Fagiolini bolliti con pomodorini
Pane di segale
Tisana al finocchio
Giorno 2
Pranzo:
Pasta di kamut con zucca
Lonza di maiale
Carciofi al forno
Kiwi
Cena:
Seitan alla piastra
Insalata mista
Pane di segale
Tisana all’anice
Giorno 3
Pranzo:
Lasagna di quinoa
Insalata con lattuga, carote, pomodorini
Mela
Cena:
Burger di tempeh
Patate al forno
Giorno 4
Pranzo:
Minestra di riso e verdure miste
Petto di pollo alla griglia
Cena:
Vitello alla piastra
Insalata di spinaci e finocchi con aceto balsamico
Pane di segale
Infuso alla menta
Giorno 5
Pranzo:
Crostini di quinoa con pomodorini
Dentice con salvia e menta
Cicoria
Pera
Cena:
Parmigiano
Barbabietole
Pane di segale
Tisana al tiglio
Giorno 6
Pranzo:
Risotto con gamberi e zafferano
Agnello al forno
Insalata di indivia rossa
Cena:
Frittata con spinaci e feta
Pane di segale
Tisana al mirtillo
Giorno 7
Pranzo:
Spaghetti di riso con pomodoro e pecorino
Pollo al limone
Zucchine al vapore
Crostata di noci e mirtilli (con farina di mandorle)
Cena:
Platessa al forno
Melanzane con olio e pomodorini