In cella per aver sparato al ladro. Salvini lo va a trovare: “Chiederò la grazia”
“Non doveva nemmeno entrarci, in galera”. Al termine della visita alla Casa Circondariale di Piacenza dove è stato rinchiuso Angelo Peveri, l’imprenditore condannato per il tentato omicidio di un ladro romeno, Matteo Salvini lo mette bene in chiaro.
La decisione di andarlo a trovare pochi giorni dopo la condanna della Cassazione porta con sé la promessa di cambiare, quanto prima, la legge sulla legittima difesa, affinché non si aprano più le porte di un carcere per persone che si sono difese durante una rapina. “Cercheremo di fare di tutto perché stia in galera il meno possibile”.
I fatti risalgono al 6 ottobre 2011 quando Peveri sorprese una banda di tre ladri romeni mentre stavano rubando il gasolio nel suo cantiere. Esasperato dai continui furti, non ci pensò troppo su: sparò e ferì gravemente uno dei banditi, finendo così in un lungo calvario giudiziario che lo scorso 17 febbraio lo ha portato davanti alla Corte di Cassazione. Il giudice lo ha condannato a quattro anni e sei mesi di carcere per tentato omicidio, mentre i tre malviventi, avendo patteggiato, dovranno scontare dieci mesi e venti giorni per tentato furto. “Come volete che mi senta?”, ha raccontato ai microfoni della Zanzara prima che lo portasse in carcere. “Mi sento un coglione. Uno che lavora oggi cos’è? Un coglione. Ho sempre lavorato, mi hanno derubato 90 vole e vado in galera”. I numeri parlano chiaro: cinquanta furti in cantieri, non denunciati ma documentati in caserma, e 41 denunce firmate dopo i fatti dello sparo. Non solo. Da quella notte, in cui ha subito l’incursione dei tre romeni, è stato derubato almeno altre tredici volte. Un vero e proprio inferno, insomma. Che sembra non finire nemmeno con la galera. Perché i tre ladri romeni hanno anche avanzato una richiesta di 700.000 euro di risarcimento danni. Perveri è già stato condannato a dargliene 30. Non solo. Dovrà pure rifonde le spese legali. “Sono stanco… – dice ora – ho cominciato a lavorare a 14 anni mungendo le mucche di mio papà… a 16 anni il libretto, poi mi sono creato una piccola impresa, bella e sana”. Ora ha 57 anni. “Lavoro da più di 40 – conclude con amarezza – e devo andare in galera mentre i ladri sono fuori”.
Oggi Salvini è andato a trovarlo nella Casa Circondariale di Piacenza insieme ad alcuni esponenti della Lega. Si sono parlati per un’oretta. E il vicepremier gli ha promesso che a breve arriverà la riforma della legittima difesa e che si spenderà in prima persona perché possa ritrovare la libertà. In passato, era già andato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per perorare la causa di Antonio Monella, l’imprenditore bergamasco che subì lo stesso calvario per aver sparato al ladro che gli stava rubando l’auto. Adesso il leader del Carroccio vuole parlare con l’avvocato di Peveri per capire come intendono muoversi e, se servirà, andrà dal capo dello Stato per chiedere la grazia anche per lui. Le toghe progressiste hanno già polemizzato per questa presa di posizione, ma Salvini non intende arretra di un millimetro: “Ci sono alcuni magistrati di sinistra che la pensano così… io faccio il ministro dell’Internoe il mio dovere è prevenire i reati e diminuirli. Rispetto il lavoro dei giudici, loro rispettino il lavoro del ministro”.