“Immigrati nelle casette dei terremotati” Sindaco denuncia il “tradimento ai cittadini”. E’ caos.
Il terremoto che ha messo in ginocchio il centro Italia fa ancora parlare di sè per le terribili conseguenze che ne sono derivate.
I cittadini di Lazio, Umbria e Marche sanno che la situazione è complessa, poichè la vivono da due anni. E, a ricordarlo ci ha pensato nuovamente il sindaco Pirozzi.
Oltre alla tanto discussa gestione del sisma, passata da Erranni alla De Micheli, c’è adesso un nuovo problema da fronteggiare.
Com’è noto, ormai, sui terreni colpiti oggi sono edificate le casette dei terremotati. Ma è possibile che esse saranno presto espropriate.
Qualche girono fa il sindaco di Amatrice ne aveva lanciato l’allarme: “Era una soluzione che avevamo già rifiutato a gennaio 2018 e che invece non solo non è stata stralciata ma anzi: gli si da attuazione aprendo così la strada alla futura speculazione.
La Presidenza del Consiglio chiede alle Regioni, con una lettera datata 20 giugno, quanto gli costerebbe espropriare tutte le aree dove sono state realizzate le cosiddette ‘casette’. Il 95% di questi terreni è agricolo. Facile immaginare come basterebbe, in una futura amministrazione, cambiare la destinazione di questi terreni, aprendo la strada alla speculazione edilizia che deturperebbe i nostri borghi e non solo”.
Pirozzi incrimina quel “non solo” ed ipotizza che quelle Sae in futuro potranno ospitare i migranti.
“Come è successo per gli sms solidali e oggi accadesse questa cosa, si tradirebbe il patto tra Stato e cittadini. Si tratta di 530 abitazioni in un parco nazionale, significa deturpare il territorio. Queste case sono provvisorie, immagina il giorno che le persone tornano nella loro originaria abitazione, le case rimangono lì e potrebbe succedere di tutto. Potrebbe succedere che il prefetto decida di dare quelle case ai rifugiati, che nel 95% vengono in Italia per motivi economici, non sono quelli che scappano da guerre e carestie”.
Nelle intenzioni del primo cittadino, invece, c’è la riconsegna di quei terreni alla loro funzione originiaria. Dovrebbero tornare ad essere, quindi, dei terreni agricoli.