“Il vero nemico non è l’Ucraina, è il tempo”: le clamorose rivelazioni dell’amico di Putin

Nell’analisi delle scelte strategiche di Vladimir Putin, Aleksej Venediktov, fondatore della storica radio Eco di Mosca, offre una interpretazione inquietante: il tempo è un fattore cruciale. Secondo Venediktov, il presidente russo è consapevole che il suo tempo a disposizione è limitato, e questa urgenza si riflette nelle sue decisioni militari e politiche. Un sentimento di ritardo rispetto alla sua “tabella di marcia” sembra spingerlo verso un’escalation, con raid sempre più cruenti e un severo rifiuto a negoziati reali.

Putin, ora settantenne, è formalmente al potere fino al 2036, ma il suo desiderio di lasciare un’impronta “imperiale” sulla Russia lo porta a forzare la mano. Il contesto internazionale si complica ulteriormente con la figura di Donald Trump. Nonostante un passato di amicizia politica, oggi il Cremlino considera Trump un interlocutore instabile e imprevedibile, a causa delle sue politiche mutevoli e dei rapporti altalenanti con l’Ucraina.

In questo scenario, Venediktov suggerisce che il candidato ideale alla Casa Bianca per la Russia non è né Trump né Kamala Harris, ma piuttosto una figura debole, in grado di garantire un Congresso paralizzato e una politica estera stagnante. Questo calcolo porta a una situazione in cui l’attuale dialogo Usa-Russia lascia Mosca piuttosto scoraggiata; Putin teme che il corso della guerra non sia controllato da una leadership affidabile.

Venediktov prevede un futuro tetro, paragonando il conflitto in Ucraina a una “Cipro del Nord” nel cuore d’Europa. Quella che si profila è una partizione silenziosa, con una linea congelata, senza alcun trattato formale o pace concreta. Il Donbass diventa un grande problema umanitario, con cinque milioni di persone intrappolate tra Russia, Ucraina e un’area di nessuno, nessuno dei quali è disposto ad assumersi la responsabilità della loro situazione.

Nel frattempo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si trova bloccato tra il desiderio della sua popolazione e la necessità di avanzare nel dialogo. L’opinione pubblica ucraina, a differenza di quella russa, esprime un forte desiderio di resistenza e non è pronta a tollerare compromessi con “il Cremlino sanguinario”. Questo clima socialmente carico rende la vera pace ancora più distante.

La vera essenza del conflitto, secondo Venediktov, risiede nell’assenza di un reale desiderio di pace da entrambe le parti: Putin, poiché non ha raggiunto i suoi obiettivi, e Zelensky, che non può permettersi di apparire debole agli occhi del suo popolo. Inoltre, Mosca sembra escludere l’Europa dai colloqui di pace, insistendo sulla necessità di negoziare un accordo solo con Washington, che per Putin rappresenta il potere centrale.

Mentre il conflitto continua a mietere vittime innocenti, come il recente raid a Sumy che ha colpito civili, la narrazione russa cerca di minimizzare l’accaduto, presentandolo come un attacco a obiettivi militari. La verità, come spesso accade in situazioni di guerra, è molto più complessa e oscurata dalla propaganda.

This website uses cookies. By continuing to use this site, you accept our use of cookies.  Per saperne di più