IL VATICANO HA SCOMUNICATO MONSIGNOR CARLO MARIA VIGANÒ: LA PESANTE ACCUSA

Carlo Maria Viganò è un arcivescovo cattolico italiano nato il 16 gennaio 1941 a Varese. Ha ricoperto vari ruoli importanti all’interno della Chiesa Cattolica, culminando nella sua nomina a Nunzio Apostolico negli Stati Uniti, una posizione che ha mantenuto dal 2011 al 2016.

Viganò è stato ordinato sacerdote nel 1968 e ha intrapreso una carriera diplomatica all’interno della Santa Sede. Ha servito in diverse missioni diplomatiche, tra cui in Iraq e nel Regno Unito. Nel 1992, è stato nominato Nunzio Apostolico in Nigeria, dove ha lavorato per migliorare le relazioni tra la Chiesa e il governo locale.

Nel 2009, Viganò è stato nominato Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, una posizione che lo ha posto a capo dell’amministrazione del Vaticano. Durante il suo mandato, ha implementato riforme significative per ridurre i costi e aumentare la trasparenza finanziaria. Tuttavia, il suo mandato è stato segnato da controversie e da tensioni con altri funzionari vaticani, che hanno portato al suo trasferimento negli Stati Uniti come Nunzio Apostolico.

Carlo Maria Viganò è diventato una figura di spicco a livello internazionale nel 2018, quando ha pubblicato una lettera in cui accusava Papa Francesco e altri alti funzionari del Vaticano di aver coperto casi di abusi sessuali commessi dall’ex cardinale Theodore McCarrick.

Le sue accuse hanno scosso profondamente la Chiesa Cattolica, sollevando dibattiti sulla gestione degli scandali di abusi e sulla trasparenza all’interno della Chiesa. Dopo anni tumultuosi di aspre controversie, ecco giungere ora come un fulmine a ciel sereno la decisione del Vaticano: Viganò è stato scomunicato. Il motivo, questa volta, è ancora più sorprendente

La figura di Viganò rimane controversa e divisiva. Nel corso di questi ultimi anni ha raccolto intorno a sè un folto numero di seguaci, sedotti dalle sue teorie complottiste contro il Vaticano e il Nuovo Ordine Mondiale. Mentre alcuni lo considerano un coraggioso difensore della verità e della giustizia, altri lo vedono come un elemento destabilizzante all’interno della Chiesa.

Dopo anni di scontri, il Vaticano ha preso nei suoi confronti il provvedimento più drastico e inatteso. Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha scomunicato latae sententiae monsignor Calo Maria Viganò, ex nunzio in USA, accusato del delitto di scisma.

Un procedimento iniziato sulla base di alcune affermazioni pubbliche di Viganò con le quali avrebbe nello specifico negato la legittimità di papa Francesco e del Concilio Vaticano II, mettendosi così in opposizione rispetto alla Chiesa.

Le ultime parole al vetriolo di Viganò contro la Chiesa romana risalgono a pochi giorni fa: “Ho deciso di rendere pubblica questa mia dichiarazione, alla quale unisco una denuncia dei miei accusatori, del loro ‘concilio’ e del loro ‘papa’. Prego i Santi Apostoli Pietro e Paolo, che hanno consacrato la terra dell’Alma Urbe con il proprio sangue, di intercedere presso il trono della Maestà divina, affinché ottengano alla Santa Chiesa di essere finalmente liberata dall’assedio che la eclissa e dagli usurpatori che la umiliano, facendo della Domina gentium la serva del piano anticristico del Nuovo Ordine Mondiale“.

Il Congresso del Dicastero per la Dottrina della Fede si è riunito ieri per concludere il processo penale extragiudiziale a carico di mons. Viganò. In una nota dell’ex Sant’Uffizio si legge quanto segue: “Sono note le sue affermazioni pubbliche dalle quali risulta il rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice, della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti e della legittimità e dell’autorità magisteriale del Concilio Ecumenico Vaticano II”.