Il piano Ue per i risparmi degli italiani. Ecco cosa vogliono farne

Negli ultimi giorni, sono scuotenti le dichiarazioni di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, che hanno acceso un intenso dibattito tra gli italiani e non solo. Parlando della “Unione del risparmio e degli investimenti”, von der Leyen ha annunciato un piano volto a trasformare i risparmi privati dei cittadini europei in risorse utili per il rafforzamento della difesa e delle spese militari dell’Unione.

Una comunicazione che ha immediatamente sollevato preoccupazioni e allarme tra gli italiani, tradizionalmente tra i popoli più abili e propensi a risparmiare, con una lunga tradizione di lasciar qualcosa di valore ai figli e alle future generazioni. In poche parole, l’obiettivo sarebbe quello di “dettare regole” o imporre obblighi che rendano difficile o impossibile lasciare da parte qualche risparmio privato, incentivando invece l’erogazione di capitali su mercati e investimenti europei.

Le parole di von der Leyen sono state pronunciate su von der Leyen su X, subito dopo un incontro con importanti esponenti europei, tra cui Antonio Costa, presidente del Consiglio Ue, Christine Lagarde, presidente della Bce, e Paschal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo. L’obiettivo dichiarato è quello di riunire le forze per rendere l’Europa più prospera e resiliente, in particolare nel contesto delle spese per la difesa, che secondo la presidente si tradurranno in un volume di investimenti di 800 miliardi di euro, destinati a finanziare il rinnovo delle forze armate europee.

Il cosiddetto “Rearmer Europe”, ovvero il rilancio della capacità militare continentale, mira a sfruttare l’aumento della spesa militare al 2% del PIL di ogni Stato membro, con investimenti che saranno esentasse dal Patto di Stabilità, consentendo così una spesa senza i soliti vincoli di bilancio. Tuttavia, questa operazione sembra avere come obiettivo anche quello di mobilitare e “riprogrammare” i risparmi privati dei cittadini europei, incentivando gli investimenti nei mercati interni e rafforzando l’industria della difesa del continente, con la Francia e la Germania in prima linea.

Per l’Italia, paese con una delle più alte quote di risparmio privato in Europa, questa prospettiva rappresenta un problema importante. Se, come pare, i cittadini saranno invitati a investire i propri risparmi per contribuire a questa “guerra europea” alla difesa, è probabile che siano proprio gli italiani a pagare il prezzo più alto, subendo una possibile riduzione della propria capacità di risparmio e di lasciare eredità alle future generazioni.

L’iniziativa, che si inserisce nel quadro di un’Europa sempre più impegnata a rafforzare le proprie capacità di difesa e autonomia strategica, solleva tuttavia interrogativi di natura etica ed economica. È legittimo che un’Europa in crescita si difenda e finanzino progetti di rinnovamento militare, ma a discapito dei risparmi dei cittadini? E fino a che punto i cittadini devono essere coinvolti e consultati in questa scelta?

Al momento, il dibattito rimane aperto. Quello che è certo è che i risparmi degli italiani, storici custodi di un’immensa tradizione di prudenza e accortezza finanziaria, potrebbero subire un’ulteriore pressione in nome di un’ambizione europea alla “potenza”. Un elemento che richiede attenzione e, soprattutto, trasparenza, affinché le decisioni che riguardano il denaro e il futuro di milioni di cittadini siano prese nel rispetto delle loro volontà e dei principi di solidarietà generazionale.

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