Il nucleo della Terra sta risalendo in superficie: cosa significa e cosa rischiamo

Sono davvero in tanti gli esperti che, nel corso degli anni, specie negli ultimi, hanno posto l’accento sulla problematica pianeta, dal momento che la nostra terra non se la passa affatto bene, martoriata da fenomeni sempre più forti e preoccupanti. Basta mantenersi aggiornati per capire quanto la situazione sia funesta.

Terremoti all’ordine del giorno, inondazioni, grandinate, temperature al limite dell’invivibile in estate e decisamente sopra la media rispetto al periodo di riferimento… uno scenario che desta non pochi allarmismi perché, così facendo, la nostra esistenza è costantemente in pericolo e sono in tanti coloro che cercano di capire cosa stia accadendo.

Che il  clima non sia più quello di una volta, è evidente, che non ci siano più le mezze stagioni, lo è altrettanto ma di certo non siamo mai pronti a ricevere notizie che irrompono e stravolgono completamente la nostra quotidianità, facendo crollare le certezze e ponendoci dubbi del tutto legittimi.

Il panico prende il sopravvento, specie se la notizia viene diramata da una fonte attendibilissima, a seguito dell’effettuazione di accurati studi e ricerche, proprio come quella di cui parleremo che sta facendo il giro del web, tra la curiosità di alcuni, il sarcasmo di altri (si, perché c’è chi ironizza) e la preoccupazione di moltissimi.

Il nucleo della Terra sta risalendo in superficie ma cosa significa e cosa rischiamo

Nelle antiche rocce vulcaniche dell’isola di Baffin, la più grande isola dell’arcipelago artico canadese, è stata fatta una scoperta a dir poco impressionante: si tratta delle prove che gli scienziati hanno avuto della perdita di elio-3 dal nucleo della terra. L‘elio-3, per chi non lo sapesse, è un isotopo, rimasto intrappolato  nel cuore del nostro pianeta durante la sua formazione.

Proprio nell’isola di Baffin, come specificato da fanpage.it, gli scienziati, in uno studio che è stato pubblicato di recente su Nature, hanno scoperto che alcune sue rocce, risalenti a circa 64 milioni di anni fa, contengono concentrazioni record di elio-3, indicative di come il nucleo del pianeta terra sia soggetto ad una lenta perdita di elio primordiale.

L’autore principale dello studio in questione, Forrest Horton, scienziato associato presso il dipartimento di geologia e geofisica della Woods Hole Oceanographic Institution, in una lunga e interessante intervista rilasciata alla Cnn, ha dichiarato: “Elio-3 è raro sulla Terra perché non è stato prodotto o aggiunto al pianeta in quantità significative ed è disperso nello spazio”, ha aggiunto Horton. “Mentre la parte rocciosa della Terra si muove e si muove per convezione come l’acqua calda sul fornello, il materiale sale, si raffredda e affonda. Durante la fase di raffreddamento, l’elio si perde nell’atmosfera e poi nello spazio”.

Il rilevamento di questo elemento che fuoriesce dal nucleo della Terra,  ossia di questo gas millenario, può aiutare gli scienziati ad apprendere nuove informazioni sulla formazione del pianeta Terra e di come si è evoluto nel corso del tempo. Gli esperti hanno capito che esso non è un concentrazione che si trova sull’atmosfera ma ha origini ben più profonde e antiche. I campioni rinvenuti sull’isola di Baffin sono stati analizzati e sono venuti fuori risultati clamorosi come il rapporto più alto mai rilevato tra le rocce vulcaniche di 70 volte più elevato di quello che si può trovare nell’atmosfera.

Per l’uomo, con gli attuali mezzi a disposizione, è impossibile scendere più di tanto in profondità se si pensa che il nucleo si trova a quasi tremila km in profondità e la perforazione più importante mai realizzata finora si è spinta soltanto a poco più di 12 km. Il dottor Forrest Horton ha voluto tranquillizzare tutti, dicendo che: “la fuoriuscita di tale gas dal nucleo non influisce sul nostro pianeta né ha implicazioni negative, perché l’elio-3 non reagisce chimicamente con la materia, per cui non avrà alcun impatto sull’umanità o sull’ambiente”. Gli studi sulla fuoriuscita dal nucleo terrestre di questo gas millenario ci potrebbero fornire informazioni molto importanti sulla formazione dei pianeti e c’è già chi pensa ad un suo potenziale impiego come fonte di energia pulita, se venisse trovato il modo di estrarlo.