“Idioti, volete portarci alla terza guerra mondiale”. Medvedev attacca l’occidente, mentre Putin incontra Xi Jinping

Gli iniziali successi della controffensiva ucraina contro gli invasori russi, secondo molti analisti, potrebbero essere il preludio a una durissima, drammatica risposta di Vladimir Putin. Il dittatore in difficoltà, infatti, potrebbe ricorrere alla mobilitazione generale o, peggio, alla bomba atomica. Insomma, la tensione sale vertiginosamente. Occhi puntati sull’Ucraina.

E a confermare come il quadro sia, ora, pericolosissimo, ecco le parole del super-falco Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo e fedelissimo dello zar, che da che guerra fu ci ha abituato a frasi e minacce agghiaccianti. Commentando la bozza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina diffusa oggi, martedì 13 settembre, dalla presidenza di Kiev, Medvedev ha affermato che è “di fatto un prologo alla Terza Guerra Mondiale“. Così sul suo canale Telegram, dove ha aggiunto: “Naturalmente, nessuno darà alcuna garanzia ai nazisti ucraini, dopotutto è quasi come applicare l’articolo 5 del Trattato della Nato”, ha aggiunto. “Se questi idioti continueranno a pompare senza freni il regime di Kiev con i tipi di armi più pericolosi prima o poi la campagna militare passerà a un altro livello”, ha rimarcato Medvedev, parlando dunque in modo chiarissimo di terza guerra mondiale.

Ma non è finita. Il falcio putiniano ha aggiunto: “I confini visibili e la potenziale prevedibilità delle azioni delle parti in conflitto scompariranno da esso. Seguirà uno scenario militare che coinvolgerà nuovi partecipanti. E poi i Paesi occidentali non potranno sedersi nelle loro case e appartamenti puliti, ridendo di come indeboliscono accuratamente la Russia per procura”. Minacce su minacce, che si concludono con la citazione di un brano dell’Apocalisse: “Del resto si dice: per queste tre piaghe, per il fuoco, il fumo e lo zolfo che uscivano dalla loro bocca, una terza parte del popolo morì“, conclude Medvedev.

E sostanzialmente in contemporanea alle parole di Medvedev, dal Cremlino arrivava la conferma: Putin e l’omologo cinese, Xi Jinping, si incontreranno giovedì 15 settembre a Samarcanda nell’ambito del vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. Per l’occasione, aggiunge il Cremlino, discuteranno degli attuali problemi internazionali e anche della guerra in Ucraina. L’annunciato è arrivato dall’assistente del presidente russo, Yuri Ushakov, parole rilanciate dalla Tass.

 

Ushakov ha poi definito l’incontro “di particolare importanza”. Putin e Xi Jinping discuteranno in dettaglio anche le azioni della Russia in Ucraina, ha proseguito l’assistente dello zar, rimarcando la posizione equilibrata di Pechino sulla crisi ucraina. “La Cina affronta la crisi ucraina in modo equilibrato, dichiarando chiaramente di comprendere le ragioni che hanno costretto la Russia a lanciare un’operazione militare speciale. Questo problema, ovviamente, sarà discusso in dettaglio durante il prossimo incontro a Samarcanda”, ha concluso Ushakov. E una drammatica escalation del conflitto, ora, sembra più vicina.