Gregoretti, Conte&C. incastrati ‘Cosa rivelano il video e le carte’
Si è conclusa l’udienza preliminare sul caso Gregoretti nell’aula bunker di Bicocca a Catania. Prima sono stati sentiti come testi gli ex ministri Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta, poi Matteo Salvini ha rilasciato dichiarazioni spontanee.
C’è stato un duro scontro tra l’ex ministro dei Trasporti e il leader della Lega. “Salvini a parole faceva il duro e poi scaricava su altri le sue responsabilità. Avete capito il soggetto?”, ha tuonato il grillino. La replica dell’allora titolare del Viminale non si è fatta attendere: “Toninelli non c’era, e se c’era dormiva”. Sulla questione è tornato nuovamente il segretario del Carroccio in occasione delle conferenza stampa dopo l’udienza preliminare: “Toninelli non si ricordava niente, spero che si ricordi dove abita. Toninelli con me votava i divieti di sbarco. Ognuno ha una concezione della coerenza e della dignità personale”.
Giulia Bongiorno, parlando della deposizione dell’ex ministro pentastellato, ha confessato di aver provato “tanto imbarazzo, anzi tantissimo imbarazzo per Toninelli”. “Tutto mi aspettavo tranne che sentirmi dire ‘non partecipavo o non ricordo'”, ha aggiunto. L’avvocato, ex ministro della Pubblica amministrazione del governo gialloverde, ricorda benissimo ciò che accadeva in quei momenti: “I ministri competenti andavano con Conte a discutere con Salvini di queste vicende al Consiglio dei ministri e noi ministri che non eravamo interessati a queste questioni stavamo ore e ore ad aspettare. Il gruppetto era formato da Toninelli, Salvini e Di Maio”.
I sospetti sulla documentazione
L’avvocato Bongiorno ha riferito che si sarebbe aspettata – nel corso dell’udienza preliminare – una documentazione in grado di rispecchiare effettivamente i fatti, ma non ha nascosto una certa perplessità per il fatto che la documentazione sia “parziale e lacunosa” e dunque non capace di ricostruire in modo completo “quello che è avvenuto”. La legale che assiste l’ex ministro dell’Interno ha fatto sapere che dai Ministeri sono state fornite solamente delle schede operative di quanto avveniva durante gli sbarchi: “Non hanno inviato ciò che invece era importante inviare cioè le interlocuzioni tra i ministri competenti, il ruolo della presidenza del Consiglio e del Ministero degli Esteri”.
Come avvocato difensore si è detta in grado di dire che la documentazione precedentemente ottenuta testimoni come la redistribuzione fosse una scelta fatta da una serie di ministri e dalla presidenza del Consiglio: “Questa redistribuzione, provata dallo scambio di mail e lettere, a me l’hanno data, ma non è stata trasmessa al gup. A noi interessava sapere chi si è occupato della redistribuzione dei migranti ed è fondamentale sapere chi partecipava a questo processo. Abbiamo chiesto sia fornita nella prossima udienza”. Ciò che bisogna dimostrare è che il pugno duro contro i migranti non era sposato solo da Salvini ma rappresentava la linea del governo gialloverde: “Non siamo contro Toninelli o Conte o ministri che hanno preso decisioni ma vogliamo evitare che si facciano processi guardando dal buco della serratura”.
“Ho difeso il Paese”
“Io rivendico con orgoglio quello che abbiamo fatto con i colleghi. Per me la coerenza e la dignità sono dei valori. Io mi assumo, insieme ai colleghi che lavoravano con me, il successo delle politiche di contrasto all’immigrazione clandestina. Abbiamo dimezzato il numero dei morti, dei dispersi, dei feriti, abbiamo salvato vite e protetto un Paese, a differenza di quanto accaduto dopo”, ha dichiarato a gran voce Salvini in conferenza stampa. Il leader della Lega ha poi proseguito continuando ad attaccare il grillino Toninelli: “Trenta non era un ministro politico, ha risposto con tranquillità e serenità in base a quello che le competeva. Toninelli è stato lì due ore a ripetere non so o non c’era”. E ha ribadito come nella sua mente non ci sia la minima intenzione di combattere gli avversari in un’aula di tribunale: “Mi spiace per la quantità di tempo e denaro che gli italiani stanno spendendo, perché qualcuno in Parlamento ha deciso di fare un processo politico”.
Conte, avvalendosi della prerogativa prevista dal codice di procedura penale, ha chiesto al giudice Nunzio Sarpietro di essere sentito a Palazzo Chigi. Il gup ha deciso che il premier sarà sentito il 28 gennaio alle ore 10. “Il 28 gennaio Palazzo Chigi si trasformerà in un’aula bunker dove Conte sarà interrogato. Il premier ha deciso di non andare a Catania, ma di far venire Catania a Palazzo Chigi… scelte sue. Da Conte mi aspetto la verità. Dica quello che è accaduto, senza favori”, ha commentato Salvini. Senza dimenticare il video in cui lo stesso presidente del Consiglio a fine 2019 aveva confermato il coinvolgimento della presidenza – come è sempre avvenuto – per la ricollocazione: “Non è un novità, era già chiaro. Per quanto riguarda le ricollocazioni abbiamo sempre, a livello di presidenza, con l’aiuto del Ministero degli Esteri, lavorato noi per ricollocare e consentire poi lo sbarco”.