Franco Di Mare: “Ho un tumore incurabile, mi resta poco da vivere. La Rai? Ripugnante”
Franco Di Mare, noto giornalista ed ex inviato di guerra, si è trovato a combattere una battaglia molto personale e dolorosa. Durante un’apparizione alla trasmissione di Nove, “Che tempo che fa”, il giornalista ha rivelato di essere affetto da mesotelioma, un tumore associato all’inalazione di amianto. «Sono collegato a un respiratore automatico che mi permette di essere qui», ha dichiarato visibilmente affaticato, sottolineando la gravità della sua condizione che lo costringe a respirare tramite un dispositivo.
Di Mare, con una carriera che ha coperto i principali conflitti degli ultimi vent’anni, da Bosnia, Kosovo, a Afghanistan, fino a ruoli di responsabilità come vicedirettore di Rai 1 e direttore generale dei programmi del giorno, ha espresso un profondo disappunto per come è stato trattato dalla Rai dopo la scoperta della sua malattia. Nel corso della presentazione del suo ultimo libro, “Le parole per dirlo. La guerra fuori e dentro di noi”, ha accusato l’azienda di averlo abbandonato: «Tutta la Rai dopo la scoperta della malattia si è dileguata», lamentando un silenzio che ha definito “ripugnante”.
L’esperienza traumatica ha lasciato il giornalista isolato e senza il supporto di coloro che una volta considerava colleghi e amici. Di Mare ha condiviso che, nonostante le richieste di assistenza per comprendere meglio le potenziali cause del suo mesotelioma legate ai luoghi in cui è stato inviato nel corso della sua carriera, ha incontrato solo una porta chiusa. «Ho chiesto ‘mi fate un elenco dei posti dove sono stato? Perché così posso chiedere cosa si può fare’. Sono spariti tutti. Quello che capisco meno è l’assenza sul campo umano», ha detto, evidenziando un fallimento non solo professionale ma profondamente personale.
“Ho avuto una vita bellissima e le memorie che ho sono piene di vita. Mi dispiace di scoprirlo adesso, ma non è troppo tardi, il mio arbitro non ha fischiato ancora”, dice accolto da un grande applauso. Fazio sottolinea infine il rammarico del suo ospite nei confronti di chi si è dileguato quando ha saputo della malattia: “Tutta la Rai, tutti i gruppi dirigenti” conclude Di Mare. “Capisco che ci siano ragioni sindacali e legali, io chiedevo lo stato di servizio, l’elenco dei posti dove sono stato per sapere cosa si potrebbe fare. Non riesco a capire l’assenza sul piano umano, persone a cui davo del tu che si sono legate al telefono. Trovo un solo aggettivo: è ripugnante“
Con queste parole, Franco Di Mare non solo condivide la sua battaglia contro una malattia incurabile, ma solleva anche questioni importanti riguardo il dovere di cura e sostegno che le organizzazioni dovrebbero garantire ai loro membri più vulnerabili.