Durante la benedizione Urbi et Orbi di Pasqua, Papa Francesco, sebbene seduto su una sedia a rotelle e con voce debole, ha pronunciato un semplice ma intenso “Fratelli e sorelle, Buona Pasqua”. Tuttavia, il suo volto rivelava segni inequivocabili di sofferenza, tanto da attirare l’attenzione della comunità medica.
Gli esperti hanno notato sul volto del Pontefice i tratti tipici della cosiddetta facies hippocratica, un insieme di caratteristiche associate a condizioni cliniche gravi: occhi infossati, pelle grigia e disidratata, naso affilato e tempie incavate. Questi sintomi, visibili anche in video, indicano una ridotta circolazione periferica, spesso legata a patologie cardiache, polmonari o sistemiche avanzate.
Il Facial Action Coding System (FACS), utilizzato in ambito medico per valutare lo stato di salute di un paziente attraverso l’osservazione del volto, conferma che la ridotta espressività facciale e il pallore marcato sono indicatori di un deterioramento organico. La facies hippocratica è tipica di condizioni come peritonite, emorragie gravi o insufficienza cardiopolmonare, suggerendo che il Papa fosse già in una fase critica.
Nonostante la sua evidente debolezza, Francesco ha voluto comunque apparire per la benedizione pasquale, dimostrando ancora una volta la sua dedizione al ministero. Quell’immagine, però, ha lasciato intuire ciò che sarebbe accaduto poco dopo: la sua morte, avvenuta per un ictus cerebrale, ha reso quella benedizione il suo ultimo saluto pubblico al mondo.
Oggi, a posteriori, i segni sul suo volto appaiono come un triste ed ineluttabile presagio. Quella fragilità, però, non ha sminuito la forza del suo messaggio, ma anzi ha ricordato a tutti l’umanità di un Papa che ha servito la Chiesa fino allo stremo delle forze..