Le condizioni di Papa Francesco restano instabili. Nel primo pomeriggio, dopo una mattinata trascorsa tra fisioterapia respiratoria e preghiera, il Pontefice ha avuto una crisi isolata di broncospasmo, che ha causato un episodio di vomito con inalazione, aggravando temporaneamente il quadro respiratorio.
Il Santo Padre è stato subito broncoaspirato e ha iniziato un trattamento di ventilazione meccanica non invasiva, che ha portato a un miglioramento degli scambi gassosi, secondo quanto riferito dalla Santa Sede. Gli specialisti descrivono una situazione altalenante, con possibili miglioramenti seguiti da repentini peggioramenti.
Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie Infettive del San Martino di Genova, spiega che il decorso della patologia può presentare momenti critici, soprattutto in un paziente fragile come Papa Francesco. C’è soprattutto un rischio che potrebbe compromettere del tutto il quadro clinico del Pontefice.
Uno dei rischi principali è lo sviluppo di una polmonite ab ingestis, dovuta all’inalazione accidentale di materiale gastrico nei bronchi dopo la crisi di vomito. Secondo la pneumologa Dagmar Rinnenburger, potrebbero volerci 24-48 ore per capire se l’episodio ha provocato danni aggiuntivi ai polmoni.
Una radiografia toracica potrà rilevare eventuali quantità significative di materiale inalato, mentre per danni più sottili sarà necessario monitorare le condizioni nel tempo. Nel frattempo, il Papa continua ad essere sottoposto a ventilazione non invasiva, un supporto che garantisce non solo ossigeno, ma anche pressione positiva nelle vie aeree, fondamentale per migliorare la respirazione e prevenire il collasso di bronchi e bronchioli. Claudio Micheletto, direttore della Pneumologia dell’Ospedale di Verona, sottolinea che questo tipo di trattamento indica una maggiore gravità rispetto alla semplice ossigenoterapia. I prossimi giorni saranno decisivi per valutare l’evoluzione delle condizioni di Papa Francesco e la sua capacità di superare questa delicata fase.