Effetti avversi, lo studio choc di 3 ricercatori dell’ISS. Scatta la censura, ma è troppo tardi: dati alla mano, cosa hanno dimostrato
di Gabriele Angelini per IlParagone
In questa strana follia che è stata tutta la questione Covid, dalla sua origine al modo in cui la pandemia è stata gestita, passando per i “vaccini” e la sospensione della democrazia, succede anche che – nella vorticosa lotta per la verità – l’Iss, l’Istituto Superiore di Sanità, arrivi a sconfessare uno studio fatto dai suoi stessi ricercatori, semplicemente perché scomodo e in controtendenza con quella che deve essere la narrazione dominante. Si tratta di una review pubblicata sulla rivista Pathogen incentrata sugli eventi avversi dei vaccini Covid a mRna. Gli autori della ricerca sostengono che potrebbe essere “il momento giusto” – era ora – “per rivedere il rapporto rischio/beneficio” dei vaccini Covid. L’Iss è andato su tutte le furie quando ha capito che i firmatari erano suoi stessi ricercatori. Ma procediamo con ordine.
Dopo la pubblicazione dell’articolo, pensate, l’Iss ha inviato una nota alla stampa e all’editore della rivista Pathogen dove si sottolinea che l’articolo “non rappresenta l’Istituto” e che si tratta di una “analisi lacunosa e parziale”. Peccato che a firmarla siano stati Loredana Frasca, Giuseppe Ocone e Raffaella Palazzo del Centro per la ricerca e la valutazione dei farmaci dell’Iss. “L’articolo – scrive ancora l’Iss – riporta esclusivamente l’opinione personale degli autori e non rappresenta in nessun modo la posizione dell’Istituto Superiore di Sanità. Si fa una rassegna parziale e arbitraria della letteratura, omettendo tra l’altro di citare i numerosi lavori pubblicati sull’argomento da parte di altri ricercatori dell’ISS e anche del loro stesso Centro”. Lesa maestà.
Ma cosa sostiene la review dei tre ricercatori sotto accusa? Gli autori scrivono semplicemente quello che è ormai evidente e sanno tutti, cioè che “diversi studi hanno documentato un rapido calo dell’efficacia di queste sostanze, calo che è più evidente dopo la diffusione delle diverse varianti di Omicron. E poiché molti studi indicano che le attuali varianti del virus sono meno letali e che esistono terapie efficaci per il trattamento della malattia da COVID-19, questo potrebbe essere il momento giusto per rivedere il rapporto rischio/beneficio di questi interventi farmacologici”. Niente di grave e di nuovo, insomma, almeno per noi che proviamo a fare controinformazione fin dalla prima ora. Anzi, ci sembra anche che queste parole arrivino fin troppo in ritardo. Ma onore ai tre ricercatori che ora si ritrovano in un bel guaio: non si può dire la verità intorno ai vaccini in Italia, altrimenti si hanno pesanti conseguenze.
Infine, aggiungono una cosa importante i ricercatori: “Allo stato attuale può essere possibile e utile riflettere sugli eventi avversi documentati di questi vaccini basati sui geni”. Amen. Da tempo lo chiediamo anche noi, insieme a centinaia di esperti di tutto il mondo. Lottando contro i mulini a vento di Big Pharma. La chiosa? “Se si verificano più decessi nelle persone vaccinate, bisogna tenere conto che, tra queste persone, ci sono molti pazienti a rischio e anziani. Un’analisi dovrebbe essere condotta con consapevolezza di questo pregiudizio e dovrebbe dividere i casi in diverse classi di età stimando la percentuale di persone a rischio nella popolazione più colpita”. E, a rischio ora sono “anche i pazienti pediatrici e i giovani” per lo sviluppo di miocarditi. Musica per le nostre orecchie, ahinoi.