ECCO I SINTOMI DELLA SLA CHE STATE IGNORANDO. MEGLIO FARE ATTENZIONE!

In molti rimaniamo colpiti se a qualcuno di nostra conoscenza o ad una persona a noi molto cara, viene diagnosticata la sclerosi laterale amiotrofica, nota, ai più, con l’acronimo di SLA o malattia di Lou Gehrig.

Partendo con l’abbattere dei falsi luoghi comuni sulla malattia, quindi premettendo che non si tratta di una malattia contagiosa, cerchiamo di conoscere meglio quali sono i campanelli d’allarme a cui prestar attenzione.

Delle volte, così come in molte altre patologie, i sintomi di esordio possono essere facilmente fraintesi, scambiati per quelli di problematiche più blande; convincendoci che tutto possa risolversi con un farmaco da banco, un po’ di riposo e un po’ di pazienza.

Purtroppo non è così, anzi, magari lo fosse! La SLA, infatti, è una malattia neurodegenerativa progressiva dell’età adulta, causata dalla perdita dei motoneuroni spinali, bulbari e corticali, che conduce alla paralisi dei muscoli volontari fino a coinvolgere anche quelli respiratori.

Ma come si può riconoscerne l’insorgenza? Ci sono dei sintomi che magari sottovalutiamo e sui quali dovremmo soffermarci? Vediamolo meglio insieme, in modo da poter conoscere di cosa stiamo parlando.

La SLA fu scoperta per la prima volta nel 1869 dal neurologo francese Jean-Martin Charcot ma, a livello internazionale, gli occhi furono puntati su di essa solo diverso tempo dopo, quando fu colpito il giocatore di baseball Lou Gehrig. Vediamo insieme quali sono i campanelli d’allarme a cui prestare attenzione.

Tra di essi troviamo: la difficoltà a camminare o a svolgere le normali attività quotidiane in autonomia (es. tenere in mano una forchetta), debolezza nelle gambe, nei piedi o nelle caviglie, debolezza o goffaggine della mano, difficoltà a scrivere, difficoltà a tenere un discorso di senso compiuto, che risulta, pertanto, confuso.

Ed ancora: difficoltà di deglutizione, crampi muscolari, fascicolazioni, contrazioni di braccia spalle, lingua; pianto, cambiamenti cognitivi e comportamentali. Quel che preoccupa è la progressione della malattia poiché oltre allo choc della diagnosi, si deve fare i conti con una vita completamente stravolta, in quanto anche i gesti più semplici, quelli che facevamo quotidianamente tante volte, diventano impossibili da compiere autonomamente.

Capiamo bene quanto questa malattia sia “bastarda” (passatemi l’espressione). La SLA paralizza i muscoli che usiamo per respirare, al punto che in diversi pazienti ricorrono alla tracheostomia; un foro che viene creato chirurgicamente nella parte anteriore del collo che porta alla trachea, per poter utilizzare sempre un respiratore che gonfia e sgonfia i polmoni. La causa di morte più comune per le persone con SLA è l’insufficienza respiratoria.

Partendo col dire che, ad oggi, non esiste un esame specifico che consenta di accertare immediatamente e senza alcun dubbio la malattia, sarà il vostro medico di famiglia, al quale parlerete dei vostri sintomi, a sospettare, eventualmente, la SLA e indirizzarvi sin da subito dallo specialista, ossia dal neurologo che monitorerà la situazione nel tempo, con l’effettuazione di esami anche per esclusione. La SLA è una malattia cronica che modifica profondamente la vita. Chi ne è colpito non potrà fronteggiarla da solo: avrà bisogno degli altri per muoversi,  per mangiare,  per comunicare, per  respirare.  Fondamentale è il supporto de familiari, degli amici, dei colleghi, oltre a medici, psicologici, infermieri, personale d’assistenza. Ognuno di queste figure è essenziale per attenuare le sofferenze della malattia.