Ecco dove “prospera” il virus. Tutte le zone che lo “attirano”
Il clima delle fasce temperate potrebbe influire sulla diffusione del coronavirus.
A renderlo noto è uno studio dell’Università del Maryland, che ha analizzato le aree maggiormente soggette allo sviluppo del Covid-19, con particolare attenzione alle temperature, all’umidità e alle latitudini delle zone.
Lo studio, intitolato Temperature and latitude analysis to predict potential spread and seasonality for COVID-19, è ancora preliminare ed è in una fase di revisione sul Social science research network. A condurlo è stato un gruppo di ricercatori, coordinato da Mohammad M. Sajadi, dell’Istituto di virologia.
La ricerca mostra come molte malattie infettive seguano uno schema stagionale, nella loro incidenza. Ne è un esempio anche l’influenza, che si presenta in un determinato periodo dell’anno, per poi scemare nei mesi successivi. Le analisi condotte sulle aree geografiche soggette al virus mostrano come, nelle scorse settimane, si siano verificate simili condizioni climatiche, con temperature medie dai 5 agli 11°C e umidità media relativa tra il 47 e il 79%. Se si mette a confronto il periodo gennaio-febbraio, quando l’epidemia si è diffusa in Cina, nella provincia di Hubei, e il periodo febbraio-marzo, che ha visto l’aumento dei contagi in altri Paesi, si nota la che le temperature medie registrate sono state simili. Come precisa il fatto quotidiano, infatti, la temperatura media a Wuhan è stata di 6,8°C: in linea con quelle registrate negli atri Paesi, da Seoul (5,3°C) a Piacenza e Lodi (7,8°C), fino a Teheran (7,9°C). Inoltre, in nessuna di queste località, il termometro è sceso al di sotto degli 0°C.
In località più fredde, invece, il virus non si è sviluppato in modo diffuso e non ha causato situazioni critiche. In Russia, per esempio, sono solamente 7 i casi di contagio e tra febbraio e marzo la temperatura media a Mosca è stata di 2,3%, mentre in Canata, con una media di -1,4 °C a Toronto, i malati sono 79. Al contrario, il virus potrebbe essere stato ostacolato anche da temperature troppo elevate. Ne è un esempio la Thailandia, che conta 53 casi: a Bangkok il termometro ha toccato i 32°C.
I dati dello studio mostrano una “potenziale relazione diretta tra temperatura e sopravvivenza ambientale e diffusione SARS-CoV-2”. Un’eventualità che, per il momento, rimane un’ipotesi, ma che viene resa più plausibili dai dati contenuti della ricerca condotta dagli studiosi del Maryland. Ancora numerosi, i dubbi degli esperci circa l’evoluzione del virus, che in Italia potrebbe diminiure in estate, grazie all’aumento delle temperature. Ma ad oggi non c’è nulla di certo.