Donna di 40 anni si ammala per due volte In Giappone il primo episodio di “recidiva”
E come se non bastasse, sembra che prima o poi dovremo fare i conti anche con il coronavirus bis. In Giappone si registra la prima recidiva dell’infezione: ad ammalarsi una seconda volta è stata una donna residente a Osaka che lavora come guida turistica, nuovamente positiva al test nell’arco di un mese, riferisce il Guardian.
La 40enne era stata a contatto con dei visitatori provenienti da Wuhan in vacanza in pullman ed era stata contagiata. Ricoverata, era stata dimessa il 6 febbraio. Negli ultimi giorni aveva accusato mal di gola e dolori al petto ed è risultata di nuovo positiva al test.
In realtà, aggiunge il Guardian, in Cina sono stati già riportati casi di pazienti positivi una seconda volta ai test. Una volta contratta – spiegano gli esperti – l’infezione può rimanere inattiva e con sintomi ridotti al minimo. Se si fa strada nei polmoni, può produrre un peggioramento ma non è chiaro se si tratti di una recidiva nel vero senso della parola. La donna giapponese probabilmente aveva il virus ancora in corpo ma talmente latente da non risultare dal tampone. E dopo qualche settimana la malattia si è ripresentata. La guarigione delle persone malate di coronavirus arriva dopo poco più di un mese. Quindi tecnicamente non ci sarebbe stato il tempo per contrarre una seconda infezione.
Per prassi medica, i pazienti vengono dimessi quando i sintomi spariscono, la temperatura rientra in un range normale per almeno tre giorni e i test sono negativi per almeno due volte a distanza di 24 ore. Questo protocollo a quanto pare non esclude i casi di ricaduta. «Avevamo già sentito che non è detto che il coronavirus dia protezione per la vita, come accade invece per altre patologie. Dunque un doppio contagio può essere possibile» spiega il virologo dell’università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco, che aggiunge: «Dobbiamo approfondire le conoscenze su questo virus».
Per sapere se le persone guarite hanno sviluppato l’immunità al virus bisogna aspettare alcuni mesi. Nei laboratori i ricercatori sono al lavoro, non solo per cercare un vaccino, ma anche per capire come si comportano gli anticorpi, come lavorano.
In attesa di più tempo e più dati, per capire se i guariti saranno immuni dal virus possiamo basarci solo sul comportamento degli altri coronavirus che ancora girano tra di noi e sui virus stagionali come influenza e virus del raffreddore. Analizzando affinità e differenze si può capire, o almeno ipotizzare, la durata dell’immunità dal virus.
Le riviste scientifiche Science e Nature hanno raccolto i pareri di virologi ed epidemiologi, molti dei quali parlano di una nuova fase dell’epidemia in cui difficilmente potremo evitare una diffusione su larga scala. Ma non significa che ci ammaleremo tutti. Prima o poi il coronavirus circolerà come una normale influenza, almeno per la maggior parte della popolazione.