“Cosa può succedere”. Napoli e Campi Flegrei, l’allarme di Ingv e Mario Tozzi dopo le ultime scosse
Ancora paura in Campania, dove una nuova scossa di terremoto, di magnitudo 3.6, è stata registrata dall’Ingv oggi 22 maggio nella zona dei Campi Flegrei. I comuni più vicini all’epicentro della scossa registrata alle 8.28 sono stati Bacoli, Monte di Procida e Pozzuoli. Come riporta l’agenzia Adnkronos non si registrano nuovi danni, si apprende dai vigili del fuoco, impegnati da lunedì sera nella costante verifica degli edifici.
Finora sono stati ben 160 gli interventi effettuati in meno di 48 ore. Continua quindi a Napoli il lavoro dei vigili del fuoco a seguito della serie di scosse sismiche che stanno interessando la zona dei Campi Flegrei: sono 160 i sopralluoghi fatti finora negli edifici, la maggior parte nelle aree di Pozzuoli e Bacoli. Non sono state segnalate ulteriori criticità dopo la scossa.
Terremoto ai Campi Flegrei, parlano gli esperti: “Cosa sta succedendo”
La scossa è arrivata dopo una notte trascorsa fuori casa dagli abitanti di Pozzuoli e Bagnoli. L’ultima scossa si è registrata ieri, appena avvertita e i lavori sono in corso, con le verifiche tecniche da parte di Protezione Civile e istituzioni sull’agibilità di edifici pubblici e privati. Riaprono intanto le scuole nei comuni in cui ieri era stata disposta la chiusura, tranne che a Pozzuoli. Oggi Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv, ha spiegato cosa succede al Corriere della Sera. Nei Campi Flegrei, spiega l’esperto, si sta assistendo a una crisi bradismica.
Si tratta del “fenomeno di sollevamento e abbassamento del suolo” che è abitualmente accompagnato da terremoti e da fenomeni associati come la “risalita di gas dalle profondità della terra”. Praticamente dalle spaccature provocate dal movimento della crosta terrestre superficiale al momento è fuoriuscito solo gas che “ha origine nei serbatoi di magma situati nella profondità della terra. Il magma, muovendosi, libera il gas cui è mischiato”.
C’è il rischio eruzione del Vesuvio? Ovviamente Di Vito non lo esclude, ma ha cercato di rassicura spiegando che al momento “non ci sono evidenze che questo possa accadere, per il momento. Non abbiamo rilevato segnali come ad esempio la risalita di fluidi magmatici o valori geochimici preoccupanti”. Ovviamente non esclude che si verifichino altri terremoti. A commentare la situazione anche il geologo Mario Tozzi, che al Quotidiano Nazionale ha spiegato che il vero problema è l’urbanizzazione della zona. In una zona a rischio, ha spiegato l’esperto, non avrebbero dovuto costruire niente e invece ci abitano 600mila persone.
“È come se migliaia di persone fossero sedute su un supervulcano e invece di tenerlo sotto controllo e attenzionato, che fanno? Ci costruiscono sopra un ospedale, un ippodromo, una base militare, una città da 80mila abitanti. Qualsiasi cosa succede lì è un problema”, ha detto Mario Tozzi. “La verità è che lì non ci dovevano venire ad abitare, la gente non ci doveva stare. Questo è il primo punto che bisogna tenere a mente. Di trenta bocche eruttive solo due o tre si riconoscono ancora, le altre sono state cancellate dal cemento”.