Cosa accade dopo il decesso? La teoria di due premi Nobel
Parlare di fine della vita non è mai facile. Eppure è un argomento che prima o poi tutti dobbiamo affrontare e che purtroppo dobbiamo attraversare. La vita è un ciclo fatto di nascita e ovviamente anche di decesso. Tutti gli esseri viventi nascono e poi perdono la vita.
Si tratta di un ciclo naturale che non possiamo evitare. Se proprio c’è una cosa che non possiamo evitare quello è proprio il decesso. Diverse dottrine esoteriche ritengono che a lasciare per sempre questa terra sia solo il nostro corpo fisico, e che quello spirituale, la nostra anima, continui a vivere.
Anche diverse religioni nel mondo credono che ci sia comunque una vita dopo il decesso, una vita certamente non più terrena, ma che si svolge su un’altra dimensione, che noi non possiamo percepire. Eppure ancora oggi perdere la vita è qualcosa che fa impressione a tutti noi.
Spesso non ne parliamo di proposito in quanto è un argomento molto brutto da poter essere considerato oggetto di discussione. Come si sa si può lasciare per sempre questo mondo per le cause più disparate, sia per patologie che per sinistri di varia natura, accidenti che purtroppo possono accadere.
Il decesso di una persona cara ad esempio ci provoca delle sensazioni bruttissime che non vorremmo mai provare. A volte è difficile superare un lutto specie se questo accade in maniera improvvisa a causa di un episodio grave.
Ci siamo sempre chiesti comunque che cosa accade al nostro corpo una volta che perdiamo la vita. Ad avere le idee chiare sono due scienziati, due premi Nobel, che hanno stabilito come effettivamente succeda qualcosa di particolare dopo il decesso.
Il dottor Stuart Hameroff, dell’Università dell’Arizona, insieme al matematico Roger Penrose, hanno proposto una teoria secondo la quale la coscienza umana è correlata allo stesso livello della meccanica quantistica. Una teoria rivoluzionaria che viene condivisa anche da altri scienziati.
La teoria sostiene la “riduzione oggettiva orchestrata“, che esplora l’idea che la nostra coscienza “rifletta il nostro posto nell’universo, la natura della nostra esistenza“. Con ciò i due scienziati hanno suggerito come i microtubuli che contengono la coscienza quantistica creano una struttura “proto-cosciente” della realtà influenzata dall’informazione.
Quindi quando una persona perde la vita la mente crea una propria forma di realtà. Una teoria molto interessante che viene vagliata adesso da tantissimi esperti del settore, che ritengono come la teoria dei due premi Nobel non sia affatto infondata.
“Sappiamo che in realtà da migliaia di anni, le persone che sono state vicine al decesso per qualsiasi motivo hanno avuto esperienze molto profonde, profonde e in alcuni casi mistiche. Le persone sentono un immenso senso di pace, conforto e gioia quando passano attraverso il decesso. Possono descrivere una sensazione di incontrare effettivamente parenti defunti, amici o altre persone che non conoscono davvero” – queste le parole del dottor Sam Parnia.
Parnia guida il Progetto Coscienza Umana presso l’Università di Southampton. Secondo l’esperto la scienza è sempre più vicina a capire che osa succeda al corpo e alla mente subito dopo o nei momenti precedenti il decesso di una persona. “Oggi chiamiamo l’anima coscienza in ambito scientifico, quindi possiamo testare la teoria scientificamente. Le prove che abbiamo indicano che quando una persona perde la vita, quella parte che ci rende ciò che siamo non viene annientata” – questa la conclusione del dottor Parnia.