Coronavirus, mille tamponi al giorno: a Vo’ i contagi si sono fermati
A breve si conosceranno le sorti delle zone rosse. Nelle ultime ore si è molto discusso sulla possibilità di allargare l’area a tutta la Lombardia, ma ci potrebbero essere novità anche per quanto riguarda il Lodigiano e Vo’ Euganeo.
“Il comitato tecnico-scientifico sta analizzando le informazioni e i dati raccolti”, ha annunciato il commissario per l’emergenza, Angelo Borrelli.
La situazione nel Comune padovano sembra essersi stabilizzata, almeno da quanto rivelano i dati sui contagi nella zona degli ultimi tre giorni. Come riporta il Corriere, i cittadini cominciano a guarire visto che i positivi sono scesi da 90 a 84. “In effetti dall’inizio dell’emergenza non sono emersi altri casi gravi – ha spiegato il professor Andrea Crisanti, a capo del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova, che esamina tutti i tamponi del Veneto -. Con le cautele del caso, al momento possiamo affermare che l’isolamento è servito. E anche, sempre stando ai parametri attuali, che il Veneto sembra essere la regione in cui i contagi non stanno aumentando in maniera drammatica”. Secondo l’ultimo bollettino, nella Regione ieri si sono registarti 81 casi in più rispetto a giovedì 5 marzo, contro i 361 casi della Lombardia e i 172 dell’Emilia-Romagna. “Il numero pare stabilizzarsi – ha continuato Crisanti -, ma potrebbe essere una calma momentanea perché tutto dipende dal movimento delle persone. Se non fossimo vicini a Lombardia ed Emilia, la situazione sarebbe sotto controllo”. Nel Comune del padovano, dove lo scorso 21 febbraio è morto il 77enne Adriano Trevisan, la situazione sembra quindi migliorare, ma il rischio rimane. “Si può dire che le misure prese hanno smorzato la diffusione del virus nel focolaio iniziale e non mi pare poca cosa”, ha spiegato Crisanti.
Intanto, l’Università di Padova sta continuando con il campionamento dei residenti. L’obiettivo dello studio è quello di inquadrare la storia naturale del coronavirus. “Venedì, alle 9, la gente era già in coda per rifarsi il tampone – ha raccontato il professor Stefano Merigliano, presidente della Scuola di Medicina e al lavoro con specializzandi di Malattie infettive, Fisiatria e Chirurgia -. I cittadini ci hanno ringraziato perché in questo modo si sentono più controllati, più sicuri. Abbiamo lavorato fino al tardo pomeriggio, non ci siamo mai fermati”. Come spiega il quotidiano, tutti hanno firmato il consenso informato e si sono affidati agli operatori, distribuiti su quattro postazioni-tampone e quattro di identificazione, con l’obiettivo di fare mille tamponi al giorno.